Bibliografia Vichiana II

essere svolto, senza oscillazioni e deviamenti, dal principio alla fine. E, invero, che cosa sapevo io allora, per conoscenza diretta, del pensiero vicinano? Ciò che del pensiero di uno scrittore può conoscere chi delle opere di lui si sia servilo soltanto come di inerte materia di lunghe collazioni, ossia nulla o quasi. La Scienza nuova rappresentava per me un testo da curare; un testo che m’aveva e m’avrebbe procurato maggiori fastidi degli altri da me messi fuori ; ma infine nienl’altro che un testo. Cominciai, dunque, a colorire il mio disegno. Per un pezzo le cose andarono a vele gonfie, e ben presto mi sbrigai d eAV Idea delV opera, delle Annotazioni alla « Tavola cronologica », delle Degnità e di lutto il resto del primo libro. Poi accadde ciò che avevo avuto il torto di non prevedere. Accadde che quel possente fascino vicinano, che finisce con Timpossessarsì degli animi più indurati e inariditi, attraversò, senza che nemmeno me ne avvedessi, la triplice corazza di canoni filologici di cui m’ero armalo : accadde che la favola divina dell’origine comune delle nazioni, che mi passava sotto gli occhi, diventava ormai troppo bella, perché sapessi resistere alla tentazione di deviare lo sguardo dall’apparato scenico, sul quale sino allora lo avevo tenuto fisso. Non l’avessi mai fatto! Il « divin piacere », che provai nel sentirmi in contatto più immediato col pensiero del grande filosofo, m’inebriò a un punto tale che il mio programma d’ edizione fu travolto da cima a fondo. E invero, di mano in mano che un pensiero così poderoso mi riusciva più accessibile, si rendeva in me sempre più intollerabile un senso come di fastidio e di disprezzo per gli angusti confini che m’ero imposti. Una voce mi diceva con insistenza: Perché restare sempre alla superficie ? E sarà poi gran male scendere un tantino più giù? Via! per qualche nota in più non cascherà il mondo. Alla fine darai più e non meno di quanto tu abbia promesso. Erano sofismi, volgari sofismi, che la passione del momento, sempre fertile in cattivi consigli, mi suggeriva. Avrei dovuto resistere; avere tanta freddezza di mente e tanto equilibrio da sfruttare la migliore intelligenza, che mi venivo di grado in grado procurando del pensiero vichiano, per migliorare il mio commento senza mutarne l’indole. Invece, impreparato com’ero a un assalto così fiero, fui debole ; non opposi se non quella resistenza fiacca e passiva, propria di chi non domandi di meglio che di lasciarsi vincere ; e ben presto mi trovai incamminato per la via, ahi quanto sdrucciolevole ! delle transazioni con me medesimo. Allargai, dunque, il mio commento, aggiungendo agli scopi che m’ero proposti sino allora anche l’altro di una breve esegesi ai punti più importanti e oscuri del testo vichiano. E Dio avesse voluto che mi fossi fermato a questo primo passo ! Sventuratamente, a me parve che, per compiere codesta esegesi con coscienza e sicurezza, non ci fosse altro metodo che ripercorrere il cammino già percorso dal Vico, risalendo, caso per caso, agli scritti anteriori aH’ultima Scienza nuova , con particolare riguardo al Diritto universale e alla Scienza nuova prima. Teoricamente, il metodo non sarebbe potuto essere migliore ; ma, perché non fosse riuscito pericoloso nell’ applicazione pratica, sarebbe occorsa in chi lo applicava una congrua dose di quella moderazione, di quella temperanza e di quella disciplina che per l’appunto cominciavano a

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APPENDICE