Bibliografia Vichiana II

avevano per ine alcun valore : ciò che mi allettava era soltanto il tortuoso, il complicato, il difficile. Più lunga era la ricerca da compiere, più mi sembrava meritoria. Come si vede, una vera e propria forma di secentismo : tanto che. se non avessi il fermo convincimento che il secentismo è malattia letteraria di tutti i secoli, anzi uno degli istinti naturali dell’ uomo, direi quasi che 1’ avere fatto assorbire per così lungo tempo ai miei polmoni l’acre polvere emanante da tanti volumetti e volumacci del Seicento (fonti effettive o presunte del Vico) finisse con l’insecentire anche me. Certo, questa, che non oso più chiamare edizione commentata della Scienza nuova, ma a cui non posso dare altro nome che di « magazzino vichiano », somiglia assai a quei farragginosi commentari secenteschi : giacché era pure necessario, con tanti ampliamenti di programma, che quelle note, le quali in origine, checché valessero intrinsecamente, avevano almeno il pregio della radezza e della sobrietà, diventassero, da un lato, meno rade, frequenti, frequentissime, continue, e, dall’ altro, meno brevi, lunghe, lunghissime, non più note ormai, ma quel quid medium tra la nota e la dissertazione, che, esibendo, nello stesso tempo, troppo e troppo poco, ristucca senza soddisfare. Ma, insemina esclamerà, infastidito, il lettore, tutte codeste vostre ciarle non cavano un ragno dal buco, o, se hanno un risultato, è proprio quello di aggiungere altre pagine estranee a quelle tante (Dio vi perdoni !) con cui avete appesantilo il testo vichiano. Perché piuttosto, ora che, come sembra, avete smaltito la vostra übriacatura, non siete ritornato a mente fredda sul vostro commerto, risecandone il frondoso, armonizzandone le parti, e presentandocelo, per tal modo, in assetto decente ? Utinam ! Senonché, quantunque di un lavoro di siffatto genere non si sarebbe dovuta iniziare la stampa se non dopo averne preparato compiutamente e perfettamente il manoscritto, io Pho apparecchiato e stampato, foglio per foglio, sulle bozze di stampa : che è sempre il metodo più scellerato col quale si possa condurre qualsiasi lavoro. Avrei dunque dovuto consigliare al mio buon amico Giovanni Laterza di distruggere i tre volumi stampati fin qui e ricominciare tutto daccapo. Ma né egli avrebbe certamente seguito il mio consiglio, né io (siamo sinceri !) avrei avuto l’abnegazione di darglielo. Onde ho creduto riparare facendo ampia e pubblica confessione dei miei peccati. Peccati di troppo amore : il che dovrebbe farmeli perdonare almeno in parte, se è ancora vero che molto sarà perdonato a chi molto ha amato. Siena. 23 gennaio 1916. Fausto Nicolini

III POSCRITTA AL PRESENTE LAVORO

Non è il caso di specificare le congiunture quanto inai avverse tra cui esso è stato compiuto. Basti dire genericamente che alle difficoltà, talora insormontabili, derivanti dagl’ innumeri guai pubblici (chiusura di hi-

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APPENDICE