Bibliografia Vichiana II

hlioleche, distruzione e dispersione di libri, impossibilità di farne venire in prestito dall’estero e talora da altre città dell* Italia stessa, ecc.), si sono congiunte quelle inerenti a una lunga odissea o diade di guai privali. Si pensi, per tacere il resto, clic più d’una volta sono stato in procinto d’andare a verificare in un mondo migliore se Giambattista Vico corrisponda effettivamente all’ immagine che mi sono formata di lui e, magari, di diventare anche io oggetto delle sue « collere eroiche » (delle quali restano documento le Vindiciae) per la guisa, a lui forse non gradita, in cui ne ho pubblicato le opere, ricostruito la vita e illustrato il pensiero. Tutto ciò, spero, varrà a farmi condonare le lacune e le inesattezze. nelle quali, malgrado la mia buona volontà, sarò incorso. Lavori del genere non si conducono a termine senza usare e talora abusare della pazienza e cortesia di buoni amici. Tra essi ricordo con molta gratitudine la marchesa Enrica Viviani della Robbia, Luigi Messedaglia, Fortunato Pintor, Mario Tubini, don Giuseppe de Luca, Guido Lassò; piò ancora Guerriera Guerrieri, Emilia Nobile, Emidio Piermarini e Massimo Fittipaldi della Biblioteca Nazionale di Napoli ; inoltre Dora Marra e Lino Marini dell’ Istituto italiano di studi storici; infine le a me tanto care Alda, Lidia e Silvia Croce e, naturalmente, il loro grande genitore. Il quale ha voluto farmi tenere altresì, perché la renda pubblica, la lettera che segue : « Napoli, 23 febbraio 1948. « Caro Fausto, quando ti proposi di prendere su te la fatica di rie« laborare gli otto fascicoli di varia grossezza, che dal 1904 al 1940 avevo « pubblicati di Bibliografia vichiana , divenuti tutti molto rari e dei quali « mi venivano frequenti richieste, e a tal fine ti offersi le schede che « avevo approntate per una continuazione alla quale facevo rinuncia, « io avevo in mente che convenisse riordinare le mie indicazioni, aileg« gerirle rimandando alle pagine della prima edizione tutte quelle d’in« teresse meramente bibliografico, accrescerle con altre di qualche impor« tanza, e ricavarne uno svelto volume di non più di trecento pagine. « Ma tu ti sei gettato sul lavoro con tanto entusiasmo che, invece del« Vurceus da me desiderato, ne è venuta fuori an amphora ; un’ anfora, « a dir vero, non tanto greca quanto barocca, grandiosa, ben piantata, « ricca di volute e di altri fregi, fulgente di tutto il tuo immenso amore « per l’autore della Scienza nuova , per il quale prodighi tesori di acume « e di diligenza al fine di farlo conoscere e d’illustrare tutti gli aspetti « della sua vita e delle sue opere. Che cosa dirti ? Io avevo consigliato, « nell’esecuzione del mio disegno, di serbare il nome mio come di au« tore per non disorientare e scontentare quelli che cercavano la mia « Bibliografia vichiana , e mettere il tuo nome corne di riordinatore e « accrescitele. Ma, ora che vedo le mille fitte pagine da te stampate, fa« rei la proposta inversa. E poiché per mutare è troppo tardi, ho voluto « scriverti quanto ti ho scritto perché siano ben chiari la genesi e il « carattere del tuo lavoro : tuo ormai, e non più mio. « Ti abbraccio. aff.mo Benedetto ».

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