Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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verno della diocesi in favore dì lui col diritto di regresso, costumanza frequente a quei tempi. Mons. Pirro Franco, sostituito allo zìo nel 1548, sì rese famoso per la risoluta opposizione al governo vieeregnale in rapporto alla bolla u In Coena Domini Nel dicembre 1563 era finalmente terminato il Concilio Tridentino, con risultati che rafforzavano straordinariamente la Chiesa in pregiudizio della potestà civile. Nei domini spagnuoli il Reame di Napoli compreso i decreti del Concilio vennero promulgati da Filippo I con R. R. del 27 luglio 1564, con ordini segreti al Viceré di impedire qualsiasi atto del clero che fosse contrario al solito. I vescovi eransì, frattanto, abbandonati a vessazioni e soprusi contro i laici, in applicazione dei decreti Conciliari, imponendo nuove decime, processando e condannando per concubinaggio, e tentando insomma di affermare i nuovi pretesi diritti , col dispensarsi del tutto dall’ adire il braccio secolare. Il viceré dal canto proprio, dichiarava arbitrar! o nulli gli atti e le provvisioni, e ne impediva 1' esecuzione e 1’ osservanza. Affluivano perciò a Roma numerosi i ricorsi del clero : ed il papa promulgò nel 1567 la bolla “ In Coena Domini „ mediante la quale presumeva distruggere o poco meno la sovranità laicale, statuendo l’assoluta indipendenza ed immunità del cloro. Pio V, domenicano, voleva con ciò seguire la via già battuta da Gregorio VII (1073-1085) e da Bonifacio Vili (1294-1303); ma i tempi erano mutati. La bolla fu respinta da tutti i sovrani cattolici, seguendo 1’ esempio dato per primo dalla Repubblica Veneta. La reiezione, però, lungi dall'attenuare il dualismo, l’inasprì. Mons. Pirro Franco fu nella propria giurisdizione testardo campione della reazione clericale ; onde noi non comprendiamo davvero 1’ elogio immeritato che gli tributa 1’ ottimo Perrella scrivendo che “ que“ sto vescovo si oppose coraggiosamente alle prepotenze del governo “ spagnuolo „ (213). Il Franco ordinò che la bolla, malgrado il divieto regio, venisse affissa alla porta di ogni Chiesa della diocesi. X Capitani dei singoli Comuni fecero staccare la bolla e sequestrare le entrate della mensa vescovile. Ed ecco il Franco ordinare ai confessori “ che non do“ vesserò confessare, nè assolvere i cittadini e persone dei governo di “ detta Terra (214) che facevano continuare ad esigere le gabelle : ed * ancorché il viceré mandasse orlatone al vescovo che rivocasse gli or“ dini, altrimenti avrebbe proceduto come conveniva, il vescovo non “ volle obbedire. Onde il Duca (d’Alcalà) nella nuova consulta che fece w al re sotto li 29 gennaio del seguente anno 1570, lo richiedeva se * fosso stato di suo gusto cacciarlo dal Regno, e sequestrargli le entrate. “ Scrisse perciò al Governator di Capitanata, che facesse subito presenH tare al vescovo l’ortatoria. e la rimandasse ; e scrìsse parimente al Ca“ pitano di Terrazzano che attendesse ad esigere le gabelle, non ostante * gli ordini del vescovo. „ (215) Altri provvedimenti ignoriamo ; ma è certo che il bollente prelato si ridusse a più miti consigli, e ad una visione più chiara della legalità. Mons. Franco mori nel 1571.

tì. B- Maboiotta - Il Molite - 15.