La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

112 PARTE SECONDA

al carattere formale, solido, statico del chiaroscuro di Michelangelo. La critica cioè ha compiuto col Lomazzo un gran passo nella determinazione dell’arte di Leonardo, anzi ha risolto definitivamente il punto centrale dell’interpretazione di quell'’arte.

Fissato il principio che il moto di Leonardo è luce, e la luce di Leonardo è colore, il Lomazzo ne trae logiche conseguenze.

Anzitutto, il pittor della luce può trascurare la perfezione del disegno, s'intende del disegno dei pittori formali. È vero che i lumi « habbiano quella forza che di già ho detta di levar la virtù al disegno; non perciò la virtù loro gli può essere levata dal disegno. Onde veggiamo ch'essendo sparsi tutti i lumi perfetti e proportionati sopra un corpo, il mal disegnato e senza muscoli, porge maggior diletto à i riguardanti, eccitando in loro un certo desiderio di vedere anco in quel corpo i muscoli, e l'altre sue parti necessarie; come nelle pitture di Bernardo Zenale Triviliano » (1).

Per essere scritto circa il 1560, il passo è sbalorditivo : lo Zenale, di cui il valore è infatti assai maggiore di quello che oggi comunemente si ammetta, applicava l’effetto di luce in maniera puramente cromatica, per tradizione gotica lombarda, o con piena indipendenza dal disegno e dal chiaroscuro fioren- | tino. E il suo disegno, che è disegno per zone cromatiche, è assolto in quanto serve appunto alla luce e all'ombra di quelle zone cromatiche. Non si tratta dunque del criterio accademico di giudicare un’opera d’arte a seconda del perfetto disegno e del perfetto colore; si tratta di una deduzione da un'impressione o viva immediata globale dell’opera d'arte : l'opera di Bernardo o Zenale vale per la sua luce ed ombra; e se nel disegno egli non è corretto, tanto peggio per il disegno. Luce ed ombra cioè sono elementi per sè bastevoli alla perfezione dell’opera d'arte.

(1) Trattato, p. 210 e 211.