Bibliografia Vichiana I
INTRAMESSA IL VICO E IL SECOLO DECIMONONO
Nel suo libro, più volte mentovato, sul Vico il Cantoni, dopo avere riferito (p. 67) che «un professore napoletano, entusiasta di lui » era giunto ad asserire che « tutto lo stupendo svolgimento deU’ultiina filosofia tedesca nacque da idee mal capite di Vico », soggiungeva con aria scandalizzata che, « malgrado tutto il nostro italianismo, dovremmo vergognarci quando si possono scrivere simili stranezze ». A chi mai voleva egli alludere ? Tutto fa pensare che allo Spaventa e al suo corso introduttivo sulla Nazionalità della filosofia, il quale, tenuto nel 1861-62 nelTassumere la cattedra di filosofia teoretica presso TUniversità di Napoli, studiava, come si vedrà meglio a suo luogo (sezione quarta, capitolo secondo, paragrafo 11, lettera A, n° 5), i rapporti di pensiero tra i filosofi italiani e quelli delle altre parti di Europa. E, se col « professore napoletano » s’alludeva proprio allo Spaventa, bisogna dire che le sue idee erano veramente mal capite e mal note. Giacché ciò che egli si faceva effettivamente a sostenere in quel corso era, conforme a verità, che gl’italiani dovessero considerare Tultimo grado raggiunto dalla filosofia tedesca, con le sue luci e le sue ombre, quale compimento e potenziamento d’un moto di pensiero cominciato in Italia col Rinascimento e di cui la Scienza nuova rappresenta il punto di arrivo, al tempo medesimo che essa è altresì punto di partenza d’una tendenza che, più o meno inconsapevole, si riscontra nei filosofi italiani del secolo decimonono, dal Galluppi al Gioberti delle Postume. A ogni modo, il tedesco Werner, che assai meglio dell’italiano Cantoni scòrse i punti di contatto tra la filosofia vichiana e quella kantiana 26