Bibliografia Vichiana I

ROMAGNOSI - G. B. GIUSTI

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dell’abate Rosmini-Serbali contro la dottrina religiosa di G. D. Romagnosi (Milano, Perelli e Mariani, 1843), ove a p. 400 è mentovato il Nostro ; per le due risposte del Cattaneo, Opere edite e inedite, VI, 142-173, specie, per quanto concerne il V., p. 169. Del Poli v. i supplementi ai Tennemann, seconda edizione appresso citata, IV, 744-60, specie 756, 758 e 759. —Del Tommaseo, G. B. Vico, ediz. Quadrelli, pp. 104-19. L’opuscolo del Buonamici s’intitola Di un’ingiuria a Giambattista Vico e a Gian Domenico Romagnosi (Pisa, 1854). Di E. Amari v. 1’ opera appresso citata, pp. 401-407 e cfr. 433 ; del Cantoni, G. B. Vico, pp. 281303 ; del Levi, op. appresso cit., p. 40. Quale saggio dei non ammirativi giudizi sul Romagnosi dovuti a recenti studiosi di filosofia, storia e storia letteraria cfr. Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, 1. 22-23, 11. 7-9 : Borgese, Storia della critica romantica in Italia, p. 143, nota'3. Per qualche altro ragguaglio, vedere, tra i molti, Cesare Cantò nel Ricoglitore, anno II (1835), parte 11, pp. 498-99 (scritto che, con l’aggiunta di biografie del Romagnosi composte da Giuseppe e Defendente Sacchi, venne ristampato presso il Guasti di Prato nel 1839) ; Cesare Marini, opera appresso citata, pp. 65-66 ; Filippo Masci, Una critica di Gian Domenico Romagnosi alla « Scienza nuova » di Vico, negli Atti dell’Accademia di scienze morali e politiche della Società Reale di Napoli, XLVIII (1921), pp. 93-131 ; Bianca Ceva. Lo svolgimento della civiltà umana nelle dottrine del Pico e del Romagnosi (Milano, 1923, opuscolo di pagine 8) ; Cesare Cagli, G. D. Romagnosi : la vita, i tempi, le opere (Roma, Formìggini, 1935), passim, specie pp. 128, 131, 137, 140-42, 152-54, 299 ; Giorgio Del Vecchio, « Giandomenico Romagnosi nel primo centenario della sua morte, discorso letto nella R. Università di Parma il 9 settembre 1935, per il X Congresso nazionale di filosofia », terza edizione (Roma. « Rivista internazionale di filosofia del diritto », 1938), p. 7. 6. G. B. Giusti. Lucchese di nascita, il versificatore e studioso di estetica e di storia delle arti figurative Giambattista Giusti (1758-1829) dimorava abitualmente a Bologna, donde si recava di quando in quando a Milano, ove non tardò a conoscere il Cuoco, col quale si strinse poi in amicizia. Probabilmente gli fu presentato per lettera dall’altro esule napoletano, nonché letterato e facitore di versi, Giordano de’ Bianchi Dottula marchese di Montrone (1775-1846), ufficiale di cavalleria a Napoli durante la repubblica del 1799 (e più tardi anche negli eserciti napoleonici), e per questo motivo rifugiatosi a Bologna. Certo è che così dai discorsi orali del Cuoco come dalla lettura del Platone in Italia il Giusti s’invogliò, intorno al 1804, a studiare la Scienza nuova : di che si vide subito l’effetto in un discorso pronunciato da lui all’Accademia bolognese di belle arti nell’ ultima seduta dell’ anno accademico 1804-1805. Basti dire che s’intitolava L’influenza degli eroi sulle belle arti : che, secondo ebbe a scrivere il