Bibliografia Vichiana I

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FAURIEL • CHAMPOLLION

Una lettera di Ermete Visconti al Manzoni del 25 novembre 1819, nella quale si discorre delle idee del Fauriel, presuppone, presso codesti partigiani del romanticismo, dibattiti sul Vico e la nuova estetica. Vi si dice tra l’altro ; Ti ricorderai forse che qualche volta ti dissi che al sistema di Vico mancava una seconda parte. Vico mostrò come nacque la poesia dai costumi semiselvaggi, e come di quei tempi la poesia era 1’ enciclopedia dei popoli... Ora a me pareva che restasse a farsi un successivo lavoro: dedurre, cioè, le analogie e le differenze della poesia colta in confronto della naturale e semiselvaggia. Il signor f auriel va più oltre. Egli cerca se e quali siano le cose da noi ritenute poetiche per abitudine e non per intimo dettato del nostro modo di sentire; come si possano abolire tutte le convenzioni de’dotti; ricavare dal nostro fondo idee, stile, espressioni, componenti una poesia veramente popolare ; e via continuando in codesti riecheggiamenti italo-francesi delle discussioni che sulla poesia in quanto poesia popolare s’andavano facendo in Germania sin dal tempo dello Herder e del Biirger (v. sopra p. 370). Finalmente il 20 giugno 1838 Francesco Buloz (1804-77), direttore della Revue des deux mondes, accusava ricezione al Fauriel del manoscritto d’un articolo di non si sa chi su Vico et son epoque, promettendo di pubblicarlo (per contrario, non venne pubblicato) e chiedendo se, per essere ignoto l’indirizzo dell’autore, si dovessero mandare le bozze a lui, Fauriel. Del Dante del Fauriel v. la traduzione italiana comparsa a Palermo nel 1856, I, 17-18 ; del Carteggio del Manzoni la citata edizione Sforza e Gallavresi, I, 291-92, 455 sgg. Per qualche altro ragguaglio ela docoraentazione, Galloy, Claude Fauriel , membre de Vlnstitut (Paris, 1909); nonché la serie di articoli dello Hazard citata più oltre. Cfr. altresi Cuoco, Scritti vari. 11, 358 e 383-84 ; Tullio Massarani, Studi di letteratura e d’arte citati, pp, 13-14 e 24-26 ; Nicastro, Itinerari critici citati, pp. 12-14. 2. G. F. Champollion. A Gian Francesco de Champollion (1790-1832), come tutti sanno, spetta il merito d’avere trovato la chiave dei geroglifici egizi e, con questo, d’avere fatto toccare con mano ciò ch’era stato divinato dal Vico, vale a dire l’originario carattere fantastico, e quindi spontaneo e alogico, di quella forma di scrittura ideografica. A proposito di ciò, nell’introduzione alla traduzione francese della seconda Scienza nuova lavorata dalla Cristina Trivulzio di Beigioioso (v. sopra p. 56), la Cristina stessa, o chi per lei, lamentava (p. cfr. exi) che s’attribuisse generalmente allo Champollion «le mérite