Bibliografia Vichiana II

URGENSIS COMITIS ET DE PORTO IU EROSOLIMYTANI SANCTI JACORI ALCANTARAE CALATRAVAE ORDINIS HEREDITARII EQUITIS PATRICII CAESARAUGUSTANI CASTELLAE et legionis IN SUMMA HISPANICA NOBILITATE ADSCITI QUI NE TANTARUM RERUM MEMORIA ULLA OBLIVIONE DELERETUR POSTERIS HOC MARMORE SERVANDA COMMISIT A, R. S. MDCCCXVH. Meno pomposa è la lapide affissa sulla facciata del castello baronale, ov’ è restata immutata la « stanza con comodo di arcuovo», nella quale pare dormisse il Vico e che ha ancora, tra i mobili, una scrivania secentesca di forma ovale, su cui si vuole eh’ egli studiasse : QUI DOVE DIMORÒ PER NOVE ANNI GIAMBATTISTA VICO NELLA PACE E NEL SILENZIO DELLA SOLITUDINE RAFFORZÒ LE ALI DEL PEREGRINO INTELLETTO E SOLLEVANDOSI ALLE PIÙ ALTE SPECULAZIONI POSE LE FONDAMENTA DI QUELLA NUOVA SCIENZA CHE SARÀ SEMPRE LA PIÙ SPLENDIDA GLORIA DELL’ INGEGNO ITALIANO LA DEPUTAZIONE PROVINCIALE A RENDER PERENNE LA MEMORIA DEL FATTO FECE PORRE QUESTA LAPIDE MDCCCLXXXII. Nessuna iscrizione napoletana ricorda che dal 1699 al 1704, divenuto professore universitario e sposo della sua Caterina Destito, il Nostro abitò in una casetta al vico dei Giganti, ora con ingresso al vico dei Gerolomini, n° 15. E nessuna epigrafe rammenta che dal 1699 al 1701, e nuovamente dal 1735, fin quando nel 1741 non venne giubilato, egli insegnò nell’edificio che allora era Palazzo degli Studi, oggi è Museo Nazionale, e sembra nell’aula che nella pianta di quel palazzo annessa alla prima edizione delle Notizie del bello, deWantico e del curioso della città di Napoli del canonico Carlo Celano (Napoli, 1692) reca il numero 22 e la didascalia « Scola di grammatica e di rettorica », vale a dire nell’ultima sala a pianterreno all’angolo postico dell’ala destra, ch'è quella dove è ora il Toro Farnese. Al contrario, la lunga dimora del Vico dal 1704 al 1718 in altra casa al Largo dei Gerolomini quella a mano destra di chi si ponga dirimpetto la chiesa omonima e adiacente a

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