Bibliografia Vichiana I

ADDENDA ET CORRIGENDA

Pag. 59. Ho annoverato erroneamente tra le ristampe integre dell’ultima Scienza nuova quelle che sarebbero state curate a Milano dai professori Banfi e Barié. Solo lavoro consacrato dal Banfi al Vico è l’antologia citata a p. 151. E, quanto al Barié, mi si scrive da Milano non essere venuta ancora fuori la sua edizione commentata, che nel 1942 mi si era annunziata colà prossima a comparire. Pagg. 66, 76, 103-104. Ora soltanto riesco a vedere il volume : «J. Chaix-Ruy, docteur-ès-lettres. Vie de J. B. Vico , suivie d’une traduction de 1 ’Autobiographie, d’un choix de lettres, d’une poésie et de diverses notes » (Paris, Presses Universitaires de France, s. a., ma 1943, pp. 157 in 8° grande). Contiene una serie di non sempre precise notizie biografiche ; la traduzione del solo primo pezzo de\V Autobiografia (senza l’aggiunta dell’autore e le appendici); quella di lettere al Crescimbeni, al Monti, al Ciacco, al Corsini, al De Angelis, all’ Esperti, di e al De Vitry, all’Esteban, al Di Gaeta ; più ancora una parafrasi in prosa degli Affetti di un disperato. Di questa poesia, inoltre. Benedetto Croce prepara una riproduzione fototipica dell’edizione originale, preceduta da una sua introduzione. Pag. 89. Il dottor Benedetto Nicolini da Napoli ha acquistato testé un esemplare della Sifilide fracastoriana tradotta dal Belli. Pagg. 111-12. Il libraio antiquario napoletano Francesco Patarino è venuto in possesso d’un codicetto di 54 carte innumerate (108 pagine), recante sulla legatura il titolo «G. Vico, Institutiones rhetoricae ». Le prime otto carte esibiscono una copia relativamente tarda dei primi dieci paragrafi delle Institutiones oratoriae nella redazione del 1710-11. Il resto, scritto da mano più antica e su diversa carta, ha inizio dal paragrafo 11, e rappresenta ciò che avanza d’una non troppo intelligente contaminazione, dovuta a Gennaro Vico, della redazione del 1710-11, della quale sono ridati i non pochi paragrafi espunti a ragion veduta dal Nostro nella redazione del 1738, con quest’ ultima redazione stessa. Che poi il manoscritto provenga da un discepolo non di Giambattista ma di Gennaro, appare evidente anche dal fatto che là dove il Vico padre, nella redazione del 1738, aveva scritto « consulite nostram Novam Scientiam », i) Vico figlio sostituisce « consulite patris mei Novam Scientiam ». Pag. 154, r. 21. Non il 5 o 12 ottobre, ma il 5 o 12 luglio fu inviata la lettera al Crescimbeni, al quale inoltre nel settembre il Vi co fece pervenire un epigramma latino in morte di Gregorio Messe re (Vili, 42).