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Al Duomo di Parendo si accede per due vicoli, uno di fianco e l’altro di fronte. Il primo, tuttoché angusto è però diritto ; non così il secondo che è tortuoso. E ciò toglie molto aifi esterna maestà del tempio, il quale trovasi oltrecciò quasi soffocato da altri fabbricati che gli stanno a ridosso. Isolato, presenterebbe all’occhio ben diverso aspetto di quello che non faccia così com’è. Entriamo per la porta principale. Anche il profano s’accorge subito di trovarsi dinanzi ad un monumento sacro suis generis, e del tutto differente da ogui altra Chiesa. Infatti in tutto l’orbe cattolico non si riscontra qualche cosa di simiie, fuorché a Roma e precisamente nel S. Clemente. Questi due templi hanno precisamente di comune: l’atrio circondato da portici, l’altare col ciborio e l’abside. Senonchè l’eufrasiana di Pareuzo ha qualche cosa di più ancora; chè alle due parti surricordate àvvene una terza di fronte ed attaccata all’atrio, cioè il battistero ottangonale, pel quale anzi si entrava nell’ atrio e rispettivamente nel tempio. Di converso manca all’ eufrasiaua la cripta, non consentendolo la bassura del luogo e la vicinanza del mare ove fu eretta la Chiesa. In luogo di cripta avvi però il Martirio o mausoleo, al quale si accede dal fondo della navata sinistra. Del battistero che si sta ora riparando rimangono la pianta e la cinta di forma ettagona e il sito della vasca esagona per il battesimo per immersione. Su questo edilìzio ergesi poi il campanile dalla cupola a cono. Brutto arnese e goffo, che io vorrei demolire se avessi i mezzi di riedificarne un altro meglio intuonato alla sontuosità del restante edilizio. Anche del cortile, quantunque ripristinato nell’anno 1866, rimasero intatte la pianta, le mura e molte colonne del porticato che dai quattro lati lo circonda. Intralascio la descrizione minuta della colonne, dei capitelli, degli archi ecc., dirò soltanto che il battistero ed il porticato fanno oggi l’ufficio di museo, per cui il dotto e l’archeologo troverebbero per la quantità dei cippi, delle inscrizioni ecc., abbondante materia di studio e di riflessione. Necessita soltanto di classificare tutto quell’ amasse di pietre e ciò si farà speriamo in breve. La facciata esterna della Chiesa, tuttoché elegante e di belle proporzioni, non presenta certo particolarità artistiche. Ma se coll’imaginazione si rifa tutto il mosaico di cui era incastonata la parte superiore della facciata, cioè quella che s’innalza al disopra del tetto del porticato, nulla di più ricco e di più bello in quel genere si potrebbe ammirare. Di questo prezioso mosaico ora non rimane che qualche traccia fra cui alcune ancor rosseggiane fiamme dei sette mistici candelabri d' oro. Ed eccoci nel tempio, che è disegnato fra i più perfetti modelli delle antiche basiliche. Diffatti, tolti gli amboni e 1’ anticoro e qualche altra parte del tutto accessoria, l'insieme rimase vergine ed intatto. La basilica naturalmente è a tre navate divise da preziose colonne ed archi poggianti alla foggia bizantina su altrettanti dadi, ciò che rende 1’ arco molto più svelto ed elegante. Le colonne poggiano poi su altrettanti plinti, e questi alla loro volta su di uu muro che cougiungeva le nove colonne di fila. Ora il muro è scomparso per il fatto che si è alzato di oltre un metro il pavimento del tempio, levando prima come si potè il bellissimo mosaico che vi stava di sotto e che vuoisi da taluno fosse appartenuto originariamente al primo suolo della basilica, mentre il suo carettere affatto profano indica piuttosto il pavimento romano d’una casa privata, o pubblica. 11 corpo della Chiesa ha subito, come si è detto, molti mutamenti negli accessori, fra’quali la navata di mezzo ch’era più bassa delle due laterali, venne messa a livello delle altre, e tutte e tre soffittate e dipinte a dadi; ultimamente il buon vescovo

Peteani che del resto ha lasciato per molte pregevoli virtù imperitura memoria a Parenzo aperse ai fianchi due cappelle, e fu mal consigliato. Ma se ai due praticati fori si volesse, cièche è facile, innalzare una tenda dipinta a finto muro, P illusione rimarrebbe perfetta. Ma ciò che supera ogni aspettativa si è l’abside, modello di buon gusto e di perfezione. E qui convienili! a riportare le stesse parole del professor Tedeschi, che meglio non si potrebbe dire. „Tanta è l’ impressione— egli dice 1 ) che si riceve dalla vista di questo monumento che la fantasia senza alcuno sforzo corre ad altri tempi, e vede altre genti ed altri costumi. Ecco là i presbiteri avvolti in ricchi paludamenti; i diaconi che si agirano per la folla coi sacri misteri; i lettori rivolti al popolo che gli parlano una lingua ben nota; e in mezzo il vescovo Enfrasio ritto venerando, mitriate, altero di quei marmi, di quei mosaici alzati per opera sua: torno torno risplendono le madreperle, le conchiglie, il serpentino, il verde antico; da un fondo di oro spiccano in alto la Vergine, gli angeli, i santi. In mezzo la Madonna in trono con l’infante divino : di qua, di là due angeli in atto di adorazione, poi S. Mauro il protettore, e due altre figure con la testa nimbata, e sul manto le lettere raddoppiate : H. N. L. ad indicare forse San Nicolò e San Heleuterio a testimonio di relazioni bizantine; quindi il vescovo Eufrasio fondatore della chiesa; e da ultimo l’arcidiacono Claudio col piccolo Eufrasio, non suo nipote, ma figlio, venuto a cercarsi un posticino in quell’aula di cielo fra tanto sfolgorio di angeli e santi, che ti guarda con certi, occhi non so bene se spiritati o maliziosetti. È la consacrazione degli affetti di famiglia, è l’apoteosi della paternità." Certo, che mirando siffatte bellezze congiunte a grande sontuosità, non si può a mono di dedurre, essersi ITstria conservala prospera anche sotto l’impero bizantino, specie al tempo del grande Gius ti ni ano, re g nando il quale venne eretta la Chiesa, come risulta da una data scolpita in un pregevole tabernacolo rinvenuto nel secolo scorso dal vescovo Negri. Correva l’anno 997, ed il Doge Pietro Orseolo 11, allestita una forte flotta, salpava all’alba del dì dell’Ascensione dal lido di Venezia per alla volta della Dalmazia, a rintuzzar I’ orgoglio e le esorbitanti pretese degli Siavi della Narenta, di Curzola e di Lagosta, nonché del re dei Croati Marcimir. Senonchè un vento contrario spinge il prode Duce al porto di Parenzo. Tutta la città è in moto e le rive sono stipate di spettatori ad ammirar le grandi galere veneziane. Ed ecco fra la turba farsi strada una processione di preti, di canonici, di dignitari, ed ultimo in abiti sontuosi pontificali il Vescovo Andrea. Arrivato il corteo al molo il Vescovo fa invito al Doge a venerare il corpo di San Mauro. P. Orseolo accetta e discende, e fra le acclamazioni della turba è accompagnato alla Basilica. Finita la funzione, gli si offre ancora dei regali, e non soltanto a lui, ma anche a San Marco. Da quel giorno più non si smise la buona usanza, e questo fu il principio di quelle prestazioni dei Comuni dell’ Istria verso Venezia, che finirono colla illimitata dedizione. Parenzo nel 1267, fu la prima a darsi a Venezia in odio ai Patriarchi d’ Aquileja, divenuti nel 1230 Marchesi d’lstria. 2 )

Marco Tamaro

') Nella dissertazione: S. Vincenzo in Prato e le basihche istriane. Giornale „La Provincia" 1 Giugno 1881. 2 ) Luciani, loco citato.

TRENTO E TRIESTE

I» coerenza alla bella notizia da noi inserita nel N. 21, rechiamo qui togliendolo dallo stesso Mente Sana in Corpo Sano (1 settembre), che è 1’ organo della Ginnastica triestina il seguente referto sulla

Inaugurazione della Palestra Ginnastica di Trento

Dalla esauriente relazione presentata alla spettabile Direzione della nostra Società, dal suo rappresentante alla festa d’inaugurazione della palestra di Trento, egregio sig. Cesare Combi, nonché da gentilissime comunicazioni dell’ egregio ingegnere sig. Appolonio di Trento, togliamo i seguenti ragguagli: Il 24 luglio u. s. era giorno di solenne festa per la gentile Trento, che, a merito della sua fiorente Società di Ginnastica, veniva arricchita di un nuovo edifizio, tempio di quella educazione, che prepara alla patria cittadini gagliardi e coraggiosi, intrepidi e virtuosi. Fin dalle 9 del mattino affluivano alla bellissima palestra, splendidamente addobbata, i soci e gl’ invitati. Il nostro egregio rappresentante fu fatto segno a specialissime attenzioni da parte di quell’ onorevole Comitato Direttivo. Verso le 10 ant. comparve in palestra 1’ esimio podestà sig. Ciani, salutato dall’ Inno ginnastico sociale cantato dai ginnasti del corso popolare. Dopociò l’egregio presidente della Società ginnastica trentina sig. Santoni inaugurava il sociale edifizio preleggendo un bellissimo discorso di circostanza, nel quale oltre il Consiglio Comunale di Trento e la Società ginnastica di Rovereto, venne ricordata con parole di vivissimo affetto e di speciale riconoscenza anche la nostra Associazione, per i doni da questa spediti due anni or sono alla consorella società di Trento, doni, che venduti in pubblica fiera, fruttarono una ricca somma destinata al fondo per 1’ erezione della palestra, che in quel giorno s’inaugurava. L’ onorevole avvocato Riccabona, nella sua qualità di presidente della Società degli Alpinisti Tridentini, tenue altro applauditissimo discorso, al quale tenue dietro la produzione ginnastica cui parteciparono 24 soci ed allievi del Corso popolare, diretti valentemente dal bravo e simpatico loro istruttore sig. G. B, Cascati, che gentilmente presta l’opera sua. Maestro e ginnasti riscossero larga messe d’ applausi per la maestria con cui vennero eseguiti i varii e difficili esercizi. Gli allievi riconoscenti alle instancabili cure del maestro, vollero dimostrargli la loro gratitudine regalandolo di un prezioso ricordo, pegno di affetto, di simpatia, di riconoscenza. A mezzodì la prima parte della festa era finita e la palestra mutata in sala elegantissima diede posto a circa 130 invitati allo splendido banchetto. Il nostro rappresentante sedeva a sinistra dell’ nostrissimo sig. Podestà di Trento, che occupava il posto di onore, a destra il sig. Santoni presidente della Società ginnastica di Trento e poi il Dr. C. Candelpergher presidente della Società ginnastica di Rovereto, l’avv. Riccabona, ecc. Al finire della mensa l’ onorevole Presidente della Società di Trento brindò alla Società ed al Consiglio Comunale di Trento, dichiarandosi felicissimo di avere fra loro un rappresentante dell’ Associazione triestina di Ginnastica. Questo brindisi venne accolto da uno scoppio d’ applausi e di evviva alla nostra Trieste. Dopo la lettura dei telegrammi pervenuti da varie società ginnastiche e da privati, brindarono 1’ egregio Podestà signor Ciani, il sig. Combi nostro rappresentante, il sig. Dr. Candelpergher, il sig. Albino Zeni e molti altri, tutti applauditissimi. Durante il banchetto, suonava inappuntabilmente bene la fanfara sociale. Alle 4 pom. s’ inaugurò il tiro a segno con numerosa partecipazione. Il sig. Cesare Combi, su otto tiri guadagnò 42 punti, ciò che lo fece vincere il secondo premio, che egli, con delicato pensiero, donava poi alla Società da lui rappresentata. Alle 8 V, pom. la palestra ed il giardino vennero splendidamente illuminati, e gre-

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