Bibliografia Vichiana I

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SCIENZA NUOVA SECONDA

d’anni addietro, e forse ancora oggi, dal dottor Giuseppe Sola; questo, donato dall’autore al gesuita Domenico Lodovico, e che, lasciato probabilmente dal Lodovico al collegio napoletano della Nunziatella ove dimorava, dovè nel 1767, alla cacciata della Compagnia di Gesù dalle Sicilie, andare disperso. Una frase vaga dell’Aggiunta all'Autobiografia, e ancora più il ritardo grande con cui ebbe luogo quella restituzione, avvenuta quand’ era già stampata più della metà della Scienza nuova seconda, cioè press’a poco nell’agosto o settembre 1730, fanno presumere che non mancassero insistenze del Lodoli a che il Nostro non s’irrigidisse in un proposito tanto inaspettato quanto sconsigliato. Ma, testardo come tutti i puntigliosi, egli fu irremovibile (cfr. Opp., V, 71 e 77). Di che altra cosa che accade sovente ai puntigliosi —il solo colpito fu lui, il quale, nel decembre 1729, si venne a trovare, nei riguardi della nuova redazione del suo capolavoro, nella medesima condizione dolorosa in cui quattro anni prima lo aveva posto la sopraricordata mancanza di parola del Corsini (p. 35) : vale a dire dovè rassegnarsi a stampare codesta nuova redazione a proprie spese, e, perché queste non salissero troppo, ad abbreviarla. Tuttavia anche questa volta gli bastò ritornare su quelle sudate carte perché benedicesse la Provvidenza d’averlo condotto, per vie da lui nemmeno sospettate, a tornarvi sopra. E, invero, quanto sino a pochi giorni addietro la Scienza nuova prima gli era parsa perfetta, quasi altrettanto, ora che prese a guardarla con altro occhio, essa gli si mostrò difettosa, specie per 1’ ordine e pel metodo. Per 1’ ordine, perché « i principi dell’ idee vi eran trattati divisamente da’ principi delle lingue, ch’eran per natura tra loro uniti ». Pel metodo, in quanto « pur divisamente dagli uni e dagli altri vi si ragionava del metodo con cui si conducessero le materie di questa scienza, le quali con altro metodo dovevano uscire fil filo da entrambi i detti principi » [Opp., V, 73). Risolutosi, pertanto, a diroccare 1’ opera dalie fondamenta, per ricostruire, col materiale di risulta, con parte di quello accumulato nelle Annotazioni e con altro nuovo, un edificio tota caelo diverso, cominciò, « con estro quasi fatale », la mattina del Natale 1729 a colorire il nuovo disegno, consacrandovisi poi con intensità così pertinace che già nella Pasqua dell’anno successivo, dopo appena centosei giorni, durante i quali anche lui era stato colpito dall’ « epidemia del catarro », ossia da