Bibliografia Vichiana I

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SCIENZA NUOVA SECONDA

uria grippe che funestò allora tutta Europa, il lavoro era bell’e compiuto nell’ora disperso manoscritto. E sì che questo, non ostante i propositi di brevità, aveva finito col superare di « tre fogli » (sei pagine) la Scienza nuova prima e le Annotazioni messe insieme, e, con ciò, aggirarsi intorno alle mille pagine ! (Opp., V, 73-74). Tanto che, per ridurle nel testo a stampa a quattrocentottanta, convenne comprimere in ciascuna, quantunque in dodicesimo, ben quaranta righe, composte in quel minutissimo carattere di « testino » che aveva reso così accecante la lettura della Sinopsi e della Scienza nuova prima (v. sopra pp. 22 e 37). Precedeva (pp. 1-96 del primitivo testo a stampa) una diffusa Novella letteraria di natura polemica —ma non senza, sembra, qua e là qualche digressione scientifica, di cui sicuramente una sull’origine della scrittura, — ove « intiere e fil filo si rapportavano » le lettere del Lodoli e del Vico intorno alla mancata riedizione veneziana « con le riflessioni che vi si convenivano ». A codesta Novella teneva dietro (pp. 97-460 del testo a stampa) la Scienza nuova propriamente detta, con 1’ « occhio » : « Trascelto delle Annotazioni e dell’opera dintorno alla natura comune delle nazioni », cioè della Scienza nuova prima, «in una maniera eminente ristretto ed unito e principalmente ordinato alla discoverta del vero Omero ». E, per allora, il lavoro si chiudeva con una Tavola d’indici (pp. 461-64 del testo a stampa), limitata, per altro, al solo nome di Giove. La stampa cominciò su per giù nel luglio del 1730 ; ed era giunta a poco più della metà quando —racconta 1’ autore medesimo {Opp., 1. c.) —« un ultimo emergente anco nato da Venezia», e che non si conosce in che precisamente consistesse, convinse il Vico che l’anzidetta Novella letteraria, trascinatesi per novantasei fitte pagine in una più che inopportuna polemica con un tipografo o libraio più o meno illetterato, non faceva onore né al libro né a chi lo aveva scritto. Determinatosi, pertanto, a sopprimerla, dovè porre cura così vigile nel fare andare distrutti i mille esemplari che se n’erano tirati, che, per quante ricerche si siano compiute, sin qui non ne è venuto fuori un solo. E poiché bisognava pure aggiungere in principio qualcosa che riempisse il grosso vuoto lasciato dalle novantasei pagine espunte, il Vico cominciò col far disegnare sotta la sua direzione dall’ amico Domenico Antonio Vaccaro (1681-1750), incidere da Antonio Baldi e preporre al