Bibliografia Vichiana I

SCIENZA NUOVA SECONDA

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frontespizio una « dipintura » allegorica , e nelle novantasei pagine da riempire diè, in caratteri molto più grossi e con interlineo più spazioso, una Spiegazione della dipintura proposta al frontespizio, che serve per V introduzione dell ’ opera, cioè quella conosciuta col titolo abbreviato, e risalente al Vico medesimo, di Idea dell'opera. Inoltre, a composizione tipografica terminata, aggiunse ancora, in ultimo (pp. 465-80), certe Correzioni, miglioramenti e aggiunte, da lui medesimo chiamate poi prime, nonché i pareri del revisore ecclesiastico e del censore civile : più ancora, in principio, dopo le due richieste dal frontespizio, due numerate iij e iv e contenenti una dedica epigrafica al Cardinal Corsini, divenuto, nelle more della stampa. Clemente XII, e altre otto (v-xij) consacrate a una sorta d’ avvertenza preliminare, che, intitolata Occasione di meditarsi quest'opera e rifusa qualche mese dopo neWAggiunta all'Autobiografia, esibisce, nella sua maggior parte, un breve e pacato riassunto della Novella letteraria detta sopra. Dopo di che, nel decembre 1730, rese pubblica l’opera, a cui è apposto il frontespizio : « Cinque libri di Giambattista Vico de' principi d'una Scienza nuova d'intorno alla comune natura delle nazioni, in questa seconda impressione con più propia maniera condotti e di molto accresciuti. Alla Santità di Clemente XII dedicati (in Napoli, M.DCC.XXX., a spese di Felice Mosca, con licenza de’ superiori) ». Nella città natale dell’ autore, uno dei primi a riceverla in omaggio fu il sopramentovato gesuita Domenico Lodovico (Vico, Opp., V, 229). Un esemplare in carta distinta e rilegato con gran lusso (filetti d’oro, fregi accartocciati, dorso decorato e taglio dorato) fu inviato in Roma a Clemente XII, che, pure senza onorarlo di accoglienze più oneste di quelle usate alla Scienza nuova prima (v. sopra p. 38), non s’affrettò, per lo meno, a disfarsene ; onde lo si serba ancora nella Corsiniana. Assai meno ricco ma molto meglio collocato fu un altro esemplare, che, parimente nel decembre 1730, per mezzo del figlio Gennaro, allora quindicenne, il Vico fece rimettere in Napoli al suo dotto amico Francesco Spinelli principe di Scalea (16861752). Giacché, tre giorni dopo d’averlo ricevuto, lo Spinelli indicò all’ autore tre errori di fatto da cui era stato colpito nella lettura, fornendogli, per tal modo, gradita occasione di pubblicare nello stesso formato e coi medesimi caratteri, e di far rilegare con gli esemplari non ancora donati o venduti