Bibliografia Vichiana II

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MICHELET

della Scienza nuova , traducibile in francese meno che in qualunque altra lingua, per l’appunto un travestimento. Inoltre, il Michelet, partendo dal presupposto, talora soltanto esagerato, più spesso errato, che « le génie impétueux de Vico » aveva sopraccaricato il suo capolavoro, « à chaque édition, d’ une foule de répétitions, sous lesquelles disparaìt 1’ unité de dessein de I’ ouvrage », e mirando a <- rendre sensible cette unité » a un « public frangais », credè di non potere conseguire codesto fine se non « en supprimant, abrégeant ou transposant les passages qui ■en reproduisaient d’autres sous une forme moins heureuse ou qui semblaient appelés ailleurs par la liaison des idées » ; espungendo « quelques paradoxes bizarres, quelques étymologies forcées, qui ont jusqu’ici décrédité les vérités incontestables que contieni la Science nouvelle * ; insomma gallicizzando non pure nella forma letteraria ma altresì nelrordinamento la grande fatica vichiana, non senza rimpicciolire persino il classico titolo di Scienza nuova nell’ altro, porgente il fianco a un grosso equivoco, di Principes de la philosophie de V histoire : non ultima, forse, tra le cagioni per cui il fondatore dello storicismo assoluto, ch’è cosa diversissima da ciò che s’intende comunemente per « filosofia -della storia », è stato considerato a lungo nient’altro che un filosofo della storia nel senso vulgato e deteriore dell’espressione. Naturalmente, con ciò non si vuole andare contro la communis opinio, la quale fa della, per un altro verso, assai meritoria fatica dello scrittore francese una pietra miliare nella storia della fortuna del Nostro. Si vuole dire semplicemente che il Michelet, pure essendo stato, tra gli studiosi di grido uno dei primi a comprendere la genialità precorritrice di quell’oscuro maestro di scuola napoletano, non ne rese tuttavia il pensiero nelle vere luci e nelle vere ombre. Il che non esclude che proprio alla sua parafrasi la Scienza nuova dovè sin quasi al 1860 la voga grande goduta, se non ancora in Germania, quanto meno in Francia, nella stessa Italia e, in qualche modo, in Inghilterra. Tanto più che, come s’è detto (pp. 527), la parafrasi è preceduta da un Discours sur la système et la vie de Vico, il quale, non fosse per altro che per la limpidezza, giovò immensamente a rendere quasi popolari 1’ uno e l’altra. Per esempio, la lucidità espositiva del Michelet cominciò una buona volta a fare divenire di dominio pubblico taluni di quelli che oggi ancora sono fondamenti del giudizio critico sulla Scienza nuova : quali, tra altri, che essa « n’a été si négligée pendant le dernier siècle que parce qu’elle s’adressait au notre », e che « notre tendance historique », « ce but doni nous approchons tous les jours, le génie prophétique de Vico l’a marqué longtemps d’avance ». Di più, grazie soprattutto ai sopraricordati aiuti del De Angelis, anche quanto a ricchezza d’informazioni il Discours rappresenta, pei tempi in cui venne scritto, un contributo biobibliografico abbastanza notevole. Che anzi, nel mentovare non pochi lavori intorno al Vico, il Michelet ne addita (purtroppo soltanto genericamente) due, dei quali chi scrive non può esibire notizie più precise : « Parini, dans ses cours à Milan », nei quali « cours », per altro sempre che siano il programma ele due parti del Corso di belle lettere tenuto a Brera—il Nostro non è neppure nominato; e « une brochure récemment publiée > in Inghilterra o in Iscozia « sur 1’ état des ctudes en Allemagne et en Italie ». Ragioni tutte per le quali il Discours era ben degno della fortuna grande che gli arrise, e eh’ è do-