Bibliografia Vichiana II
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MICHELET
aumentata così dalle molte ristampe del testo francese tante quante quelle non solo della consecutiva parafrasi, ma altresì delle CEuvres choisies de Vico (v. sopra pp. 54-55 e 139) come dalle tre versioni che se ne pubblicarono in italiano; la prima (1832), di Francesco Longhena, in appendice alla ristampa milanese del Saggio del Jannelli (v. sopra p. 470); la seconda (1834) di Nicola Corcia, a principio della sua silloge vichiana (v. sopra p. 139); la terza (1840 circa), d’un anonimo, alle pagine 63-124 delle citate Opinioni e giudizi suite opere del Vico. 3. Sin da quando, nel gennaio 1827, attendeva alla stampa del suo volume vicinano, il Michelet veniva invitato dal Michaud e dal Viguier a sostituirsi a Pietro de Angelis, partito ormai per l’America del Sud, nel fornire alla Biographie universelle ancienne et moderne la voce «Vico». Dopo qualche esitazione, dovuta esclusivamente al timore che ciò potesse dolere all’editore Renouard, l’invito veniva accettato, e l’articolo, con la sigla « M-t », inserito alle pagine 362-73 del volume XLVIII (1827), donde passava nel volume LXI (1830), della traduzione italiana di quel repertorio pubblicata dal Missiaglia di Venezia, più ancora, per riassunto, nel Dictionnaire biographique universel e nel volume quinto (1840), pp. 577-81, della traduzione italiana con aggiunte di quest’altro repertorio, edita dai Passigli di Firenze. Generalmente parlando, codesto articolo non è se non un compendio del Discours. Tuttavia vi s’incontra qualche osservazione nuova, e, tra le altre, una sulla quale l’autore insisterà poi non poco : che, « malgré l’obscurité » e « malgré l’emploi continue! d’une terminologie bizarre », nell’insieme della Scienza nuova è « une grandeur imposante et une sombre poésie, qui fait penser à celle de Dante ». Nel medesimo anno 1827 il Michelet concepiva un libro dal titolo La lettre et Vesprit, certum et verum, «où riferisce il Monod il eùt montré, conformément aux idées de Vico, dans les formes symboliques de la pensée humaine dans la jurisprudence, la manifestation pure de l’esprit ». 11 duplice insegnamento della filosofia e della storia affidatogli presso la Scuola Normale di Parigi e la preparazione e pubblicazione di molteplici altri lavori non solo gl’impedirono di colorire quel disegno, ma lo ridussero in tali condizioni di salute da costringerlo nel 1830 a ritemprare i nervi ammalati con un viaggio in Italia. Presentato epistolarmente dal Salii (v. sopra pp. 420-21) e da altri, conobbe allora taluni vichiani della penisola, che lo accolsero come un confratello. A Torino, per esempio, si presentava a Costanzo Cazzerà, che, con lettera del 27 marzo 1830, lo raccomandava a sua volta a Giambattista Vermiglioli, professore nell’Università di Perugia, vale a dire allo studioso del Vico a cui il Viilarosa aveva dedicato il terzo volume degli Opuscoli (v. sopra p. 138),