Bibliografia Vichiana II
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CHATEAUBRIAND - BUCHEZ
con qualche lieve contaminazione illuministica, ripresenta, e talora con le parole medesime della Scienza nuova, la ciclica dottrina dei ricorsi. E poiché, quale esemplificazione integrale di codesta dottrina, il Vico adduce il medioevo, guardato da lui con la stessa simpatia che poi i romantici del secolo decimonono, non è neppure da escludere che la lettura dell’opera vichiana entrasse per qualcosa nell’affetto concepito dallo Chateaubriand per l’età di mezzo. A ogni modo, se è vero che il Nostro teorizzò quell’età come un ritorno alla « barbarie generosa » delle origini, ossia come una violenta trasfusione di sangue barbaricamente o eroicamente giovanile nel decrepito corpo politico romano, non è meno vero che codesto concetto non era stato approfondito dai suoi seguaci italiani, e che da lui stesso non era stato congiunto con l’idea della nazionalità. Pertanto, più che all’efficacia di lui, è da attribuire a quella dello Chateaubriand e di altri scrittori prima francesi (per esempio il Sismondi), poi tedeschi, la simpatia determinatasi anche in Italia verso il medioevo, e divenuta tanto più viva nella penisola in quanto vi si prese a considerare quella di mezzo quasi età sacra delle origini del popolo italiano. Le Études furono ristampate nelle CEuvres complèles, tomo quarto, primo delle Études historiques (Paris, 1836). Cfr. pp. 47-53, riprodotte in italiano nelle Opinioni e giudizi sulle opere del Vico, pp. 47-51. Dei rapporti ideali tra il Vico e lo Chateaubriand discorre diffusamente Cesare Marini, opera citata appresso, pp. 85-88. —■ Sull’ efficacia dello Chateaubriand sugli studiosi italiani del medioevo, Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono, I, 116-17. 9. F. Buchez e la scuola della « Scienza nuova ». Racconta Piero Maroncelli che intorno al 1830 s’ era costituita a Parigi una scuola « d’alta filosofia », che dal « massimo Vico » s’intitolava della «Scienza nuova». La presiedeva il sansimonista Filippo Buchez (1776-1865), che fu poi nel 1848 presidente delPAssemblea nazionale francese ; e ne facevano parte studiosi di varie discipline, tra i quali il Maroncelli annovera un P. Robert, che il Buchez, nel ricordarne la morte immatura, sopraggiuntagli a soli venticinque anni nel 1831, afferma autore di lavori frammentari sulle arti belle ; un Giambattista Boulland, del quale il medesimo Buchez annunziava nel 1833 « sous presse » una Introduction à la Science de Vhistoire ; più ancora il Roux-Lavergne (v. appresso p. 547), un Debois-Lecomte, un Curmer e lo scultore Brass. Codesta scuola—continua il Maroncelli si ricongiungeva « con una gran mente ammiratrice di Vico », vale a dire col Ballanche (v. sopra pp. 488-91). e le sue idee in fatto di estetica combaciavano con quelle del Sainte-Beuve, del quale tuttavia, alla stessa guisa che del Ballanche, essa si proponeva di andare « più avanti ». A tale scopo il Buchez aveva anche fondato un periodico modellato sul mi-