Bibliografia Vichiana II

SCHWEGLER - MOMMSEN

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I, 280, ove, dopo avere ricordato che primo ad affermare leggendaria la venuta di Enea in Italia era stato il Kliiver, secondo il Bochart, osserva che il Vico aderì pienamente alla critica di quest’ultimo, collocò la leggenda stessa tra quelle che i greci avrebbero inventate e i romani fatte proprie, e procurò di spiegare, « sebbene insufficientemente », in quale guisa essa si divulgasse e prendesse consistenza ( Opp ., IV, capovv. 770-773). I, 415, ove, a proposito dell’interpretazione « simbolica o allegorica » della storia romana primitiva, rimanda al luogo sopra citato delle Notae al Diritto universale , in cui, per altro, il Nostro parla di personificazioni mitiche, non al certo di « allegorie ». I, 632, ove, dopo avere confutato le congetture dello lime sull’ origine della plebe romana (v. sopra p. 563), soggiunge che la confutazione vale altresì contro il Vico, che anche lui aveva considerato i patrizi quali originari signori feudali dei plebei {Opp., IV, capov. 106). Per contrario, il Vico non è punto mentovato proprio là dove rimandare a lui sarebbe stato maggiormente doveroso, ch’è come dire a proposito delle sue geniali « discoverte » relative al cosiddetto eenso di Servio Tullio, alla rivoluzione attribuita al primo Bruto, alla genesi delle Xll Tavole, alla rogazione Canuleia, alle leges Publiciae , e via enumerando. Cosa tanto più strana in quanto, nel ricordare in apposita nota (111, 16, nota 3) i principali studi sulle fonti della legislazione decemvirale, lo Schwegler rammenta non solo il Bonamy (v. sopra pp. 232-33), ma persino la melensa Difesa isterica delle leggi greche venute in Roma contro la moderna opinione del signor Giambattista Vico , messa fuori da Damiano Romano (sopra pp. 234-35). 5. T. Mommsen.—A differenza del Niebuhr (v. sopra pp. 50315), Teodoro Mommsen (1817-1903) conosceva sicuramente il nome del Vico, e fors’anche la Scienza nuova, prima di accingersi nel 1849 a scrivere la Ròmische Geschichte, la cui prima edizione venne fuori dal 1854 al 1856, e prima di pubblicare, per tacere delle altre opere, le Ròmische Forschungen (1864-79) e il Ròmisches Staatsrecht (1871-88). Si pensi che la sua prima biennale dimora in Italia ebbe luogo nel 1844-46, non senza che sin da allora si recasse a Napoli (visitata poi da lui più volte) e vi conoscesse il vicinano Jannelli (v. sopra p. 466); e che nella sua Geschichte non mancò d’ avvalersi di quella dello Schwegler, nel cui primo volume, comparso nel 1853, si discorre del Nostro nel modo che s’ è visto (pp. 563-65). Senonché, al contrario dello Schwegler e in ciò a simiglianza del Niebuhr, il Mommsen serbò sempre verso le « discoverte » romanistiche vichiane un silenzio quanto più sdegnoso tanto meno giustificato. Ingiustificato, dal momento che, dei grandi storici tedeschi ottocenteschi di Roma antica chi, pure tra non