Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

Capo XI. L’ Albania.

395

unico che raro, dalla nostra chiesa alla cattedrale, e da questa alla nostra chiesa. La statua dell’ angelico Giovine era portata in trionfo, preceduta dai quattro Vescovi in mitra e pastorale : cosa che fece piangere molti per tenerezza. In quei giorni la società di San Giuseppe (di cui altrove abbiamo parlato) diede nel nostro collegio un pranzo a trecento poveri. 1 membri stessi della società li servirono, e portarono di quel ben di Dio anche ai carcerati, cristiani e maomettani. Nel 1893 furono creati Vescovi due sacerdoti usciti dal nostro seminario, e altri similmente più tardi, sicché ora quasi tutti i Vescovi dell’ Albania sono nostri antichi alunni. Dei sacerdoti secolari poi, si può dire che, trattine solo pochissimi, tutti furono alunni della Compagnia. 2. Gravissimo pericolo corsero i nostri Padri e fratelli, con tutte le altre persone del collegio, il dì 27 di marzo del 1897, quando i maomettani della città si levarono furibondi a vendicare sopra i cristiani di Scutari, e principalmente sopra i Gesuiti, 1’ offesa della moschea profanata (per vendetta d’ un’ altra offesa che prima gl’ infedeli avean fatto ai cristiani) dai cristiani di Riolli, piccol villaggio delle montagne. Ma grazie all’ intervento dei consoli, e anche alla lodevole fermezza del Pascià, in pochi giorni i cristiani uscirono di timore. 3. Nel 1899 morì il P. Giacomo jungg, vero apostolo dell’ Albania, in cui faticò per trentaquattr’ anni, amato dagli Scutarini e da tutti i cattolici albanesi (chè tutti Io conoscevano) con un affetto incredibile, come più chiaramente che mai si potè scorgere dopo la sua morte. Fu il primo compagno del P. Pasi nella missione volante, alla quale poi appartenne per molti anni, finche, non bastandogli più le forze per quella durissima vita, si tenne dentro Scutari, lavorando tuttavia infaticabilmente fino agli ultimi suoi giorni. Era ornato di tutte le virtù proprie d’un vero missionario: ma più di tutte brillava in lui un’immensa carità, la quale, accoppiata com’era a un singoiar candore e semplicità di bambino, lo rendeva grandemente amabile a ogni ceto di persone, e specialmente ai poveri, intorno ai quali spese sempre le più amorose sollecitudini. Nella chiesa del collegio pontificio si vede il modesto monumento di marmo a lui eretto dalla congregazione mariana della Santissima Annunziata l’anno 1907, il qual onore fin qui non fu ancor fatto in Albania a nessun’altra persona.