Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

Capo I, Novizi , carissimi e filosofi.

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3. Ora torniamo ai nostri novizi di Soresina. La comunità era ridotta a sì piccolo numero di soggetti, che non conveniva lasciarla sola. Delle varie comunità, che avevamo in Italia, nessun’ altra poteva scegliersi per unirla nella medesima casa col noviziato, dal filosofato in fuori; e già nel 1909 si era stabilito di compir quell’ unione. Ma dove compirla, poiché si doveva (come sopra fu detto) abbandonar Soresina ? Era questione non punto agevole a sciogliersi, massimamente in quel1’ anno 1909, che fu anno sì torbido. Ma Iddio ci soccorse, e per vie che niuno avrebbe saputo prevedere, dispose che ci fosse offerto ad eque condizioni un locale, se non del tutto opportuno al fine che s’ intendeva, certo tale da potersene contentare, in quelle strettezze; cioè una buona metà del grande edifizio recentemente eretto in Cividale nel Friuli, acciocché servisse per la villeggiatura, e per le scuole inferiori, al seminario di Udine. Così nell’estate del 1910 vennero a Cividale i novizi di Soresina, i filosofi di Cremona, e quei due o tre Nostri che recavano da Portorè le poche cosucce, ancor rimaste nel castello fino al momento che fu consegnato ai nuovi padroni. 1 novizi ripresero i loro ordinari esercizi e le solite opere buone, come istruire i fanciulli nel catechismo e servire agi’infermi nell’ospedale. Una sola cosa li affliggeva, il loro piccolo numero. Ma nel 1913 furono nuovamente consolati anche in questa parte. Ora, un raggio di speranza ci viene pure dalla Scuola preparatoria , di cui si parlerà più sotto. Nel 1911 i grammatici furono di bel nuovo uniti ai novizi nostri, rimanendo tuttavia a Gozzano i rettorie]’. Nel 1912 il noviziato tornò a mancare affatto del suo complemento, e da quel tempo i pochi nostri carissimi furono a Gozzano. 1 filosofi nella nuova sede ebbero a trovarsi assai bene per più rispetti, ma soprattutto per la consolazione d’essere in molti. Oltre ai torinesi, vennero poi gran numero d’altri di varie province, napoletani, siciliani, irlandesi e qualche romano ; così toccarono la cinquantina. Questo vivere insieme di molti giovani, tutti intenti alla pratica della virtù e all’acquisto della perfezione, oltre ad altri vantaggi (perchè ognuno può imparare molte cose e in molti modi esser aiutato dai suoi fratelli), giova grandemente agli studi, ed ha una forza mirabile per accrescere la vicendevole carità; e perciò in queste comunità numerose si esperimenta e si tocca con mano che Societas lesa societas amoris.