Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

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Libro VII. Dal 1901 al 1914.

delle missioni) i nostri Padri e fratelli non risparmiarono fatiche e industrie, per onorare Colei che in cielo è la Regina e Madre di questa nostra milizia, e colui che sulla terra n’è il supremo Duce: e lo fecero in modo da soddisfare alla propria divozione e all’ edificazione dei prossimi. Nel 1907 si credette giunto finalmente il tempo di trasportare, dopo tanti anni d’esilio, il filosofato in Italia, e si fece pubblicamente noto il nostro desiderio di vendere il castello. Quell’anno non si conchiuse nulla; e perciò il P. Generale, che molto desiderava si raccogliessero anche in Italia, come già sì faceva altrove, gli scolasticati di più province in una casa sola, ordinò che nel castello di Portorè i filosofi torinesi si unissero ai veneti, e nello stesso tempo i nostri teologi si recassero da Gorizia a Chieri e si fondessero coi torinesi. E così si fece. Nel 1908, benché non si fosse ancor venduto il castello, anzi si dubitasse ancora se forse non fosse meglio conservarlo (perchè sarebbe potuto essere nostro asilo in un nuovo scacciamento dall’ Italia), si deliberò che quella comunità dovesse a ogni modo lasciar Portorè e tramutarsi a Cremona. 11 passaggio si fece durante le vacanze ; e le nostre povere masserizie, con tutti i libri della biblioteca, furono trasportate per il Po entro un gran barcone. Mosse i nostri superiori a ordinare questo cambiamento di sede, tra le altre cagioni, il desiderio di liberar più facilmente gli scolastici dal servizio militare. Di fatto la nostra casa di Cremona fu riconosciuta dal governo italiano come seminario per le missioni, con che le eran concessi, riguardo al detto servizio, certi privilegi, che altrove non si sarebbero potuti godere. Entrarono dunque i filosofi delle due province nel collegio Vida, nel quale c’ era pur troppo spazio sufficiente per tutti, perchè il numero dei convittori si era fatto assai scarso e 1’ anno precedente avevamo dovuto chiudere il liceo. Ai nostri scolastici fu dato tutto il piano di mezzo, e furono sì ben divisi dai convittori, che quasi non potevano mai neppure vederli. Intanto rimasero a Portorè due Padri e qualche fratello, che seguitarono a far del bene alle anime. Il castello si vendette; e fu una grazia di San Giuseppe, perchè a fine di poter conchiudere il contratto, si fecero al glorioso Patriarca molte preghiere, e ci vedemmo esauditi nel marzo del 1910, entro la novena della sua festa.