Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

mente dalla madre di Don Francesco, la quale mandava loro ogni momento danaro, cibi, o altra cosa necessaria alla vita. Non ci fermeremo a descrivere il bene operato dai Nostri nella chiesa di San Sebastiano, bastando dire che fu grandissimo, e che i Padri, benché aiutati da qualche prete secolare, eran oppressi dalle fatiche, dovendo di più soddisfare a innumerabili richieste, che ad essi erano fatte, de’ loro ministeri in città e altrove. La loro assiduità al tribunale della penitenza (oltre alla bellezza delle funzioni) giovò non poco ad accrescere concorso di popolo alla chiesa, anzi operò (cosa in vero mirabile) che s’ aumentasse di molto il nuVnero delle confessioni e delle Comunioni nell’altre chiese della città. 4. La costruzione del nuovo collegio fu cosa lunghissima e piena d ! indugi e di sospensioni del lavoro. Si volle quindi dare comecchessia principio alle scuole con aprire le due infime della grammatica entro certe stanze apprestate a tal fine dal municipio, ciò che si fece nell’ autunno del 1842. Un armo di poi, essendo condotta a termine una parte del nuovo collegio, i Nostri dalla casa dei signori Cartolari passarono ad abitare in essa ; e quivi parimente tennero le scuole, che in questo altr’anno compresero anche la media e la suprema grammatica, ossia quelle classi che oggi si direbbero terza e quarta ginnasiale. Entro quelle bellissime stanze si porse alla città lo spettacolo d’ un collegio, quantunque incompleto, della Compagnia ; il quale era spettacolo nuovo ai Veronesi, perchè la generazione, che aveva veduto il collegio antico era già spenta. Le nostre costumanze, voglio dire quel dividere, che si fa, gli scolari in Romani e Cartaginesi, le cariche, le bandiere, le provoche, i saggi, le accademie, le premiazioni, i trionfi, piacquero a ogni ordine di persone a sì alto segno, che non si potrebbe esprimere. Fu un Vescovo eminente per santità, dottrina e grandezza d’ animo, il quale al vedere una di queste nostre scolastiche funzioni ne fu sì commosso, che durò fatica a trattenere le lacrime. Furono insieme introdotte le pratiche di pietà comunissime ne’ nostri collegi, ma nuove agli occhi dei Veronesi : private esortazioni, frequenza di sacramenti, esercizi spirituali, mese di maggio, festa solennissima dì San Luigi e altre simili; le quali edificarono in gran maniera tutta la città e mossero molti, che prima avevano parlato male di noi, a ricredersi e colmarci d’en-

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Capo VI. Il colle pio di S. Sebastiano in Verona (fino al 1846).