Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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«haver fatto la millesima parte del desiderio mio di «servirla» ( l ). È del 1562 il documento del Madruccio che certifica qualmente Silvio si fosse comportato col massimo onore nel cospicuo ullicio di comandante supremo delle milizie in Trento, ma ancor prima egli aveva fatto conoscere le sue qualità di guerriero, giacche fin dal 1557 il duca di Ferrara, avendo determinato d’armarsi con ogni prestezza, fece scrivere al conte dal suo ambasciatore di Venezia, se assumeva Fincarico di costituire una compagnia di cento cavalli, entro quindici o venti giorni, oppure una di trecento o quattrocento fanti. Il conte Silvio accettava a patto però che la condotta fosse durata almeno tre mesi: senonchè alquanti giorni dopo venne informato dallo stesso ambasciatore che, « scudo gli andamenti pubblici intorno alla pace » il duca non pensava più ad assoldare milizie ( 2 ). Qualche anno appresso, data la sua valentia nelle armi, potè facilmente passare, come desiderava, al servizio della repubblica di Venezia ossia del suo principe naturale, sotto cui ebbe agio di esplicare le sue attitudini e di segnalarsi in ogni incontro, nel periodo di circa quarantanni, por fedeltà e valore. Di questo suo lungo stato di servizio il primo decreto risale al 1502 (19 gennaio) e si contiene in una ducale del Friuli

(!) Lettere al conte Silvio di Porcia di notabilità ecclesiastiche: codice cartaceo nell'archivio detto. I 2) Archivio detto e Dkoani nel periodico citato (documenti).