Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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dare alcuni sudditi dei due castelli e contadi di Porcia e Brugnera, impunemente per la discordia dei conti suoi consanguinei, che proprio in quell’epoca (1585) erano usciti di vita, dichiara che vorrebbe essere a capo deifi am mi lustrazione «solo per reggere cristianamente et con giustizia et che fosse fatto ragione così al povero come al ricco ». Ma soprattutto l’animo di Silvio di Porcia era penetrato da amore ardente verso il suo principe naturale, vogliam dire per Venezia, amore che traspira da tutto le sue memorie scritte. Uno squarcio di esse forz’è che si riporti qui pel*" esempio, « Quest' altro mio tiglio Muzio è stato richiesto d’andar a servir l’arciduca Ferdinando, qual bora fa alquanti gentilhuomeni per guardia sua et dicono saranno 400, con offerte et belle parole et gran speranze, lo ho risposto ch’io et miei figliuoli siamo vassalli et servitori stipendiati del nostro principe naturale, che voglio che siano pronti ad ogni occasione per servir il suo principe siccome han fatto tutti li miei antenati che per ereditaria devotione han sempre servito questa Serenità » ( 1 ). Con Silvio di Porcia ci troviamo di fronte ad una di quelle figure complesse cui accenna l’onorevole Meinienti in una sua splendida monografìa che illustra un altro guerriero contemporaneo( 2 ). Intelligente e misti-

P) Codice cartaceo nell’ardi. dei couti Alfonso ed Eugenio, p) Sebastiano Veniero e la battaglia di Lepanto. Op. cit.