Genti d'arme della Repubblica di Venezia

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ad essa iti qualunque circostanza pregiudicio alcuno, debbano esser considerati nel rango dei brigadieri, colla condizione per altro che questi li precedano in tutte le occasioni, a riserva di quelle sole nelle quali fossero i condottieri predetti alla testa delle loro bande ». « Animati anche da questi tratti della pubblica munificenza ò certo il Senato eh’essi nobili soggetti saranno al caso d’ogni emergenza per prestarsi ad incontrar tutte le occasioni onde comprovar viemaggiormente col loro costante impegno, quanta sìa la fede et il divoto pubblico attaccamento per il proprio sovrano, come pure che si faranno un dovere di mostrarsi decorati di quel esterno contrassegno, che qualifica il distinto loro carattere e che consiste nell’ uniforme dì corazzieri e di accompagnare le pubbliche rappresentanze congiuntamente ai militari dei rispettivi presidi» l 1). E ben probabile che quei nobili di terra ferma, che la repubblica aveva ricolmi di grazie, d'immunità, di privilegi, ,sull’esempio degli antenati, i quali in molti incontri non esitarono a spargere fin l’ultima goccia di sangue per la sua grandezza e libertà, avrebbero saputo tener fronte agli eserciti di chi si avanzava per opprimerla. Ma come le altre forze terrestri e marittime di Venezia, anche le bande di genti d’arme mancavano, nò si potevano ad un tratto creare o improvvisare; ed un senso di meraviglia ci coglie pensando che il senato, pur conscio dello sfacelo e della disorganizzazione delle

(*) In copia nell 1 aroh. dei conti Alfonso ed Eugenio di Porcia e Hrugnera. Circa il saluto da rendersi ai detti condottieri, vedasi il doc, u. 70,