Il Molise dalle origini ai nostri giorni

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Gli scrittori contemporanei mentovarono soltanto cinque figli del medesimo . e cioè Francesco conte di Carinola , Giovannantonio conte di Policastro, Giambattista arcivescovo di Taranto, Tommaso cavaliere gerosolimitano e priore di S. Giovanni di Capua, e Severo vescovo di Muro. Cagione del silenzio , secondo alcuni, sarebbe stato il fatto che Giacomo ultimo dei figli trovavasi internato in un chiostro a Siena, cioè fuori Regno, ed era un semplice Minore Osservante, nel 1487, all’epoca della tragica fine del padre. Essendo fuori Regno, nè avendo una posizione ecclesiastica evidente, gli scrittori stessi potevano ignorarne resistenza, Ora non esiste più alcun dubbio, circa 1’ essere Giacomo tiglio di Antonello Petrucci : sia perchè un diploma dell’episcopio larinese fra Giacomo viene qualificato cognato di Pardo Orsini (che aveva sposato appunto una figliola di Antonello), sia perchè 1* arme episcopale da lui usata è la propria dei Petrucci. Il Tria, infatti, riproduce lo scudo partito di argento, nel destro l'aquila coronata, nel sinistro fasciato di rosso, sopra duo gigli e sotto uno. Fra Giacomo tornato nel Regno alla caduta della monarchia aragonese e cioè nel 1501, fu lettore di teologia nella Università di Napoli, e poscia vescovo di Larino sino al 1523. In tale anno, per desiderio di quiete, rinunciò all’episcopato; e si crede che morisse nel convento di S, Onofrio a Vasto nel 1550, dov’ erasi ritirato. Nel 1508 aveva pubblicato a Napoli un’opera su Aristotile, dedicandola a Pandolfo Petrucci il grande e torbido signore di Siena. 35 Giovanfrancesco Cini Nativo di Potenza. Titolare della diocesi dal 1523 al 1528 , allorché venne promosso arcivescovo e trasferito a Barletta. 36 Domenico Cini Fratello del precedente, al quale fu sostituito sulla cattedra nel 1528, 37 Giacomo Sedati Nativo di Riccia. Non essendovi memoria di lui nell' episcopio , il Tria fece indagini biografiche a Riccia, eda un manoscritto che si conservava in casa Sedati, rilevò che Giacomo era monaco celestino, ed aveva ricoperto l’uffieio di Vicario Generale a Benevento prima di esser vescovo di Larino. Nel 1539 rinunciò la diocesi, e si ritrasse nel convento di Gesù e Maria di Pozzuoli, ove mori, lasciando “ fama di persona intera edi vota come scrisse il padre Cavalieri. Notizie di fonti diverse lo fanno ascritto quali all’ordine di S. Domenico, quali a quello di S. Benedetto. 38 Ferdinando Mudar r a Cavaliere gerosilimitauo , di nazionalità spagnuoìa, fu creato vescovo il 17 ottobre 1539, Durante lo assenze, lasciò Vicario Generale con la clausola di “ Alter ego „ il proprio figlio Antonio : poiché aveva figliuoli essendo entrato nel sacerdozio da vedovo. Non si sa dove e quando mori. La sede era però vacante nel 1651. 39 Giovan Francesco Borengo - Di famiglia milanese. Fu nominato vescovo di Lavino il 27 aprile 1551, ma non prese possesso della diocesi, cui anzi rinunciò nel 1555. 40 Belisario Balduino L’Ughelli ed altri lo dicono patrizio na-