Il Molise dalle origini ai nostri giorni

301

XX. Il Bilancio morale di un secolo (1806-1912).

Le classi c le innovazioni sociali all' alba del secolo XIX. —La vita nei nostri paesi.— La famiglia. —L’ amministrazione pubblica. —Le industrie e i commerci. L’agricoltura. L’emigrazione. Etnografia ed Etnologia del Molise (Zingari, Slavi, Albanesi, Indigeni}. La ricchezza collettiva. La crisi del lavoro agricolo ed il regime protezionista.

All' inizio del secolo scorso il Regno delle Duo Sicilie aveva ben poco da risentire degli influssi e delle conseguenze della Rivoluziono francese, pel motivo assai ovvio che parecchio delle conquisto doli’ 89 erano già da tempo patrimonio della nostra legislazione. Nella seconda metà del secolo XVIII il Regno di Napoli trovacasi ad un grado di civiltà, di laicità, di libertà molto superiore a quello del bel Regno di Francia. Il figlio ed il nipote di Elisabetta Famoso (Carlo ITT o Ferdinando IV) avevano presentito i tempi assai più e meglio del dissoluto Luigi XV e dell’inabile ed infelice Luigi XVI. A prima vista questo giudizio può parere esagerato o dettato da grotto spirito nazionalista; esaminando però serenamente lo stato sociale od economico delle due nazioni, le loro condizioni politiche ed amministrative, o gli usi ed 5 costumi pubblici propri dell’opoca, esso rispondo alla realtà più di quanto si creda. La feudalità, da noi, come corpo sociale e politico , non era più la “ élite „ imperante d'uu tempo. La politica del Tanncci l’aveva repressa dolcemente t ma inflessibilmonto , quando ancora nella Francia predominava o propotova non presaga degli imminenti destini. Le conseguenze di tale politica coercitiva, riuscite conformi all’ attesa del grande riformatore, avevano ridotto il vecchio istituto a ben povera cosa ; mentre oltr’ Alpi i medesimi risultati si poterono conseguire solo più tardi, con la rivolta sanguinosa o il Terrore. Napoli, città allora fra le primo d’ Europa e primissima fra lo italiche, cuore o centro del Reame, fucina operosa di tutto il movimento intellettuale dell’epoca, fulcro di attrazione dell’aristocrazia di razza e della borghesia danarosa, era una capitale gioconda o brillante, avvivata dal commercio di terra o di mare, dall’inurbamento incessante, dall’affluenza dei forestieri, dall'eleganza dei palazzi patrìzi e delle regie dimore, dalla cospicuità dell’eletto corpo diplomatico, o infine dallo sfarzo della Corte, che conservava ancora i gusti, le osservanze, i protocolli diremmo quasi il “ rococò „ del settecento spagnuolo, sebbene aperta o proclive allo modo francesi od inglesi. La raffica breve e crudele del 1799 era passata bieca e disastrosa sulla casta nobiliare, racchiusa nelle viete tradizioni e refrattaria alle novità. L’aristocrazia coi Filomarino, co’ Carata d’Andria, coi Filangieri,