La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 97

pittura, ma anche nella pratica della vita, Leonardo aveva concretato il suo disprezzo per l’arte manuale, aveva applicato il suo principio essere la pittura arte liberale e non meccanica.

I secoli che seguirono gli diedero ragione: nessuno oggi considera il lavoro dell'artista alla stregua del lavoro dell’artigiano. Ma i contemporanei di Leonardo non gli menarono buona quella sua indipendenza dal sistema tradizionale di lavoro, e la interpretarono malevolmente : « non c'era più religione », bizzarrie d’alchimista. Ebbene, mentre le generazioni successive <i sono assuefatte alle libertà della vita d'artista, che Leonardo iniziò, proprio a lui non perdonarono la sua libertà, e contro lui ripeterono i dubbi malevoli dei contemporanei. C'è stato, è vero, chi ha stampato : è ora di finirla con Leonardo mago. Ma non la è ancora finita, come vedremo.

Leonardo ha compiuto poche opere di pittura. Sappiamo dal Trattato che a ragion veduta egli si è imposta tale limitazione: adorava il « giudizio », disistimava la « pratica », ed era incontentabile. Ma questo fatto fu diversamente interpretato. Sebastiano Serlio, che parla con la umiltà che è pur necessaria al critico per intendere, spiega meglio di altri: « Lo intendentissimo Leonardo Vinci: non si contentava mai di cosa ch’ei facesse, ei pochissime opere condusse a perfettione, et diceva sovente la causa esser questa: che la sua mano non poteva giungere allo intelletto. Et in quanto a me, se io facessi come lui; non haverei giamai mandato fuori cosa alcuna delle mie, nè manderei a l’avenire, perciò che, a dire il vero, cosa ch'io faccia, o ch'io scriva, non mi contenta (1).

Anche nel libro di Antonio Billi, si trova una medesima considerazione di rispetto. Leonardo «in disegnio avanzò gli

(1) Ses. SerLIo bolognese. Il secondo libro di perspettiva. In Vinetia per Cornelio de Nicolini, (15512), p. 12 v.

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