La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 101

« Ma lo errore di costoro [dei pittori del Quattrocento | dimostrarono poi chiaramente le opere di Lionardo da Vinci, il quale dando principio a quella terza maniera che noi vogliamo chiamare la moderna, oltra la gagliardezza e bravezza del disegno, ed oltra il contraffare sottilissimamente tutte le minuzie della natura, così a punto come elle sono, con buona regola, miglior ordine, retta misura, disegno perfetto, e grazia divina, abbondantissimo di copie, e profondissimo di arte, dette veramente alle sue figure il moto ed il fiato » (1).

L'interpretazione puramente realistica, la considerazione di

Leonardo più come iniziatore che come produttore, il miche-.

langiolismo che appare subito due pagine dopo — « ma quello che fra i morti e’ vivi porta la palma, e trascende e ricuopre tutti, è il divino Michelangelo Buonarroti» —, nulla toglie di constatare il fatto che il Vasari ha compreso come Leonardo, per l’arte sua, abbia appartenuto più alla generazione successiva che alla propria, che cioè egli ha precorso certe tendenze comuni poi, ma ignote al suo tempo. E questo equivale a dire che egli fu il fondatore dell’arte del Cinquecento.

Purtroppo, la felice intuizione vasariana era derivata dalla notizia della grande azione di Leonardo su molti pittori, anzichè dalla conoscenza e dalla comprensione delle opere di lui. Così che, quando il Vasari vuol dare una spiegazione dell’altissima posizione assegnata a Leonardo, si limita alla psicologia, come a proposito del cartone della Sant'Anna, o peggio ancora al realismo dei particolari, confondendo Leonardo coi pittori fiamminghi del tempo suo.

In un «Paradiso terrestre», un « fico oltra lo scortar de le foglie, et le vedute de’ rami, condotto con tanto amor, che l'ingegno si smarisce solo a pensare, come uno huomo possa

(1) Opere, ed. Sansoni, 1906, T. IV, p. Il.