La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

102 PARTE SECONDA

avere tanta pacienzia ». E nella « Gioconda », « chi voleva vedere quanto l’arte potessi imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perchè quivi erano contrafatte tutte le minuzie che sì possono con sottigliezza dipignere... Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella came, dove più folti, et dove più radi, et girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali » (1).

Nemmeno a farlo apposta, ia Gioconda non ha ciglia. Per una moda, che era evidentemente connessa con la visione plastica della bellezza, le eleganti di Firenze si facevano togliere dal volto tutto ciò che interrompeva i piani ondulati della pelle liscia. E Leonardo profittò della moda ch'era assai adatta alla sua arte. Dunque il Vasari ha descritta la Gioconda di maniera, senza ricordarla, senza, forse, averla mai veduta; e proprio lì dove non ci sono se non i piani fuggevoli dello sfumato egli ha creduto fossero i peli uno per uno. Svaniva tutto il carattere sintetico dell’arte di Leonardo, la ragione stessa della sua posizione di artista cinquecentista nel Quattrocento finiva. E non rimaneva se non un'illazione misera ed erronea dalla leggenda sulla scrupolosità eccessiva del maestro.

Nella prima edizione delle Vite, un solo passo contiene un'osservazione critica relativa a Leonardo : « Nella arte della pittura aggiunse costui alla maniera del celorire ad olio, una certa oscurità; donde hanno dato i moderni gran forza et rilievo alle loro figure » (2). L'osservazione si accorda con quella, citata, di Sabba da Castiglione; ma non giunge a conchiudere nulla. Nella seconda edizione l’osservazione si svolge: « È cosa mirabile che quello ingegno, che avendo desiderio di dar sommo rilievo alle cose che egli faceva, andava tanto con l'’ombre scure a trovare i fondi de’ più scuri che cercava neri

) Vite ecc., in Firenze MDL, 565, 570, 571.

(I (2) Vite ecc, In Firenze, MDL, p. 575.