La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

PE SIRIO RFI TE PREEnE APT

122 PARTE SECONDA

(esemplare di Londra) nella chiesa di S. Francesco a Milano : la trovò non « inferiore di quello che la fama di lui (Leonardo) va risuonando ; fiero, ben dissegnato, e per niuna immaginatione offeso da durezza, quantunque diligentissimo in se stesso ne sla )..

Anche Filippo Baldinucci (1) ha perduto completamente la nozione della posizione storica di Leonardo, a ciò condotto dal suo barbaro sistema dei decennali. Copia il Vasari e non sa aggiungervi se non affermazioni astratte: « spiegò quel grande ingegno tutte le finezze dell’arte, e vi fece vedere rara perfezione nel disegno, diligenza nel colorito, e maestosa nobiltà nel componimento ». Generalità prive di senso.

E l'Abate Lastri (2), che pur s'accorge della non inferiorità di Leonardo a Michelangelo, per non avere originali riconosciuti avanti agli occhi, finisce per usare il linguaggio del maestro allo scolaro : « esprimeva il Vinci nelle sue pitture con molta diligenza gli effetti della iuce e delle ombre. Era diligentissimo nel disegno, ed esatto nel terminare le sue figure ».

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In più fortunate condizioni degl’Italiani si trovarono i Francesi del Seicento e del Settecento. Anzitutto varie opere d’arte i autentiche di Leonardo erano sotto i loro occhi — e ancor i oggi, come è noto, Leonardo s'impara a conoscere nel Museo del Louvre —; poi nel 1651 un Francese, Raphael Trichet Du Fresne, pubblicò per la prima volta il « Trattato della pittura » del Vinci (3).

(1) Notizie de’ Professori del disegno. Torino, 1770, T. Il, p. 257 e seg. Anche il Sandrart perde di vista la posizione storica di Leonardo: Academia Nobilissimae Artis Pictoriae, Noribergae, 1683, p. III.

(2) L'Etruria Pittrice, Firenze, 1791, t. I, pag. XXIX.

(3) Trattato della Pittura di L. d. V. In Parigi, MDCLI.