La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

132 PARTE SECONDA

svariate gradazioni di sentimenti. Se si trattasse di prender tutto questo nella natura, che attenzione d'ogni ora, che tempo sarebbe necessario, per trovare tanti particolari e formame l’insieme ! E in un disegno di Leonardo per la testa del Cristo, è « un tentativo supremo per attaccarsi alla natura, quando si tratta di esprimere il sovrumano ».

L’unilateralità delle considerazioni toglie ad esse valore, malgrado la così alta coscienza d’arte. Eppure esiste la prova che se il Goethe si limita a considerazioni ideologiche, ciò dipende dalle condizioni accennate, esteriori allo spirito di lui, perchè ben altrimenti avrebbe parlato se avesse conosciuto una opera conservata di Leonardo. Anzi, da un passo casuale, si può dedurre che nessuno quanto il Goethe sia mai stato atto ad aderire alla visione artistica di Leonardo.

« La luce è il vero... La tenebra è il falso. E che cos'è la bellezza? Essa non è nè luce nè tenebre: crepuscolo, un prodotto di vero e di falso, un che di mezzo. Nel suo regno c'è un bivio così ambiguo e così oscuro che un Ercole tra i filosofi

potrebbe sbagliarsi » (1). CEE

Gli scrittori citati sn qui hanno dato importanza alla psicologia dell’arte di Leonardo, ma ne hanno esaminato principalmente l’aspetto obiettivo, cioè hanno constatato la capacità dell'artista di trasfondere nell’apparenza delle immagini i sentimenti ch’esse dovevano esprimere quali attori di una scena, da Luca Pacioli al Goethe. Solo per eccezione son risaliti alla personalità dell'artista per intendere qual fosse la posizione sentimentale ch'egli assunse davanti al mondo, qual fosse cioè il sentimento unico che tutte dominava le sue immagini, in qua-

(!) Lettera a Friedrike Oeser. Passo riferito dal Seidlitz, L. d. V, Berlin, 1909, II, 263.