La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 131

nardo, fatto dal Bossi con mirabile diligenza, non gl’impedisce di esaminare il Cenacolo a base di fisionomie e di espressioni psicologiche. L° « eccellenza di Leonardo » è da lui spiegata con l’ambiente politico e letterario favorevole alle arti e con il sistema di interrogare direttamente e da sè la natura. I difetti del Cenacolo sono, secondo il Bossi, l’uguale altezza di tutte le figure, il taglio troppo netto della tavola, l'uniformità di raggruppamento, la mancata concordanza con le teorie del Lessing, e simili vuotaggini.

Il vantaggio dell’opera del Bossi fu di produrre con i propri eccessi extra-artistici una violenta reazione. Molto opportunamente Carlo Verri (1) osserva che il Bossi ha distaccato Leonardo dal suo tempo, e lo ha esaltato come idolo, seguendo invenzioni ideologiche proprie, facendo esprimere a Leonardo ciò che non aveva mai espresso, e dimenticando la pittura di lui. « La difficoltà dell’arte, checchè si sforzi d’insinuare l’Autore, non consiste tanto nell’intelletto, quanto nell'esecuzione ».

Conosce il Goethe (1) le acerbe critiche all'opera del Bossi, ma purtroppo anch'egli si fonda sui disegni del Bossi e sulle stampe, nè si sottrae alla interpretazione ideologica. La lettura del Trattato gli permette tuttavia alcune notevoli osservazioni : per dipingere come Leonardo, occorre cercare le figure che si avvicinano all’idea, posarle nel medesimo atteggiamento, e trattare l’idea generale che si ha nell'animo esattamente secondo il vivo. E il compito ha bisogno del genio, poichè, siccome l’artista parte dall’individuale per giungere all’universale, troverà sempre un difficile compito, sopra tutto se occorre rendere l’azione simultanea di parecchie figure. Si guardi la Cena: le più

(1) CarLo VERRI, Osservazioni sul volume intitolato « del Cenacolo di Leonardo da Vinci di Giuseppe Bossi, pittore ». Milano, MDCCCXII, pag. 105 e 108.

(2) Ueber Kunst und Altertum, 1817. Abendmahl von Leonardo da Vinci zu Mailand. Goethes Werke, XXX, pag. 300 e seg. Stuttgart, (1895).