La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

LA TRADIZIONE CRITICA SULL’ARTE DI LEONARDO 137

senza accorgersi che così facendo egli ritorna a immaginare nell’artista quel « magicien consommé » che il Rio aveva deprecato davanti la realtà delle cose. È vero, il Taine ha la coscienza che « plus tard seulement » ci si accorge dei caratteri malsani delle pitture leonardesche : dunque malsana è la impressione, non la pittura ! E ciò malgrado, l’arte di Leonardo si perde nei sogni e nelle ricerche dell'età di decadenza e d’ « immoralità ».

Ecco: la considerazione astratta di un'impressione per sè giustificata, anzi letterariamente geniale, conduce a perder di vista l’arte di Leonardo ne’ suoi limiti effettivi, nella sua realtà. La felice e profonda comprensione della personalità dell'artista, solo per il fatto che la fantasia dello scrittore cammina oltre la realtà, sostituendo un proprio simbolo all'artista, finisce per

condurre a una condanna morale. * E E

Con tocco più fine, con rara sensibilità critica, Walter Pater (1) figura il suo Leonardo.

Intende che la tendenza effettiva di Leonardo a perdersi in un mistero elegante, raffinato e grazioso contradice la tradizione che immagina egli abbia subordinato la religione alla filosofia. Eppure, i contemporanei si figuravano il pittore come un mago : e il Pater ammette che per curiosità egli abbia trascurato il desiderio della bellezza, abbia spinto troppo avanti la ricerca sotto l’esteriore apparenza delle cose, che deve pur restare il principio e la fine dell’arte.

Il problema che agita Leonardo è la trasfusione delle idee in immagini, mentre ciò ch'egli raggiunge è una perfetta padro-

nanza della vecchia arte fiorentina, d'una sensibilità ingenua,

(1) WaLter Pater. Il Rinascimento. Trad. De Rinaldis, Napoli, MCMXII, pag. 108 e seg.