La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

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LA VISIONE DELLA NATURA 20

« Ogni corpo ombroso, il quale sia di qualunque figura si voglia, in lunga distanza pare essere sferico; e questo nasce perchè, s'egli è un corpo quadrato, in brevissima distanza si perdono gli angoli suoi, e poco più oltre si perdono i lati minori che restano : e così, prima che si perda il tutto, sì perdono le parti per essere minori del tutto » (1).

« D’ogni figura posta in lunga distantia si perde in prima la notizia delle parte più minute e nell'ultimo si riserva le parte massime, private della notitia di tutti li stremi, e restan di figura ovale o sperica di termini confusi » (2).

Dall’osservazione naturale Leonardo trae prontamente. le conseguenze critiche per la pittura.

« Quando hai da ritrarre di naturale, sta lontano tre volte la grandezza della cosa che tu ritrai» (3). E non è questo un consiglio pratico soltanto, ma un'opposizione netta a tutta l’arte precedente : « Tu, pittore, che sotto il nome di pratico fingi la veduta di una testa veduta da vicina distanza con pennellate terminate, e tratteggiamenti aspri e crudi, sappi che tu t' inganni, perchè in qualunque distanza tu ti finga la tua figura, essa è sempre finita in quel grado che essa si trova, ancorachè in lunga distanza si perda la notizia de’ suoi termini. E non manca per questo che non si veda un finito fumoso, e non termini e profilamenti spediti e crudi. Adungue è da concludere, che quell’opera alla quale si può avvicinare l'occhio del suo riguardatore, che tutte le parti di essa pittura sieno finite ne’ suoi gradi con somma diligenza, ed oltre di questo le prime sieno terminate di termini noti ed espediti dal suo campo, e quelle più distanti sieno ben finite, ma di termini più fumosi, cioè più

confusi, o vuoi dir men noti; alle più distanti successivamente

(1) Trattato, B. 879. (2) G., 53 v. Richter, 569. (3) Trattato, B. 80.