La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

38 PARTE PRIMA

che le terze. L'occhio infra due linee parallele, mai le vedrà per nessuna sì gran distanzia, che esse linie concorrino in punto » (I).

+ E

Accenni ad altri artisti contemporanei o di poco anteriori nen mancano; ma sono di poca importanza.

Tuttavia, una posizione speciale, di precursore immediato e diretto del Trattato del Vinci, è assunta da Leon Battista Alberti col suo libro « della Pittura » {2). Chi ha negato il debito di Leonardo all’Alberti sì è fondato sulla mancanza, nel « Trattato » del primo, di frasi copiate direttamente dal libro del secondo (3). A torto, perchè se è vero che ne’ suoi appunti Leonardo non ha trascritto frasi del libro dell’Alberti, pure gli deve alcune delle idee fondamentali della sua « scienza della pittura ». Non per questo naturalmente si può o si vuole attenuare la prepotente personalità di Leonardo; ma si deve considerare quella personalità come svincolantesi a gradi dalla grande tradizione artistica di Firenze.

Anzitutto la concezione prospettica come base dell’arte è comune all'Alberti e a Leonardo : se quegli si limita alla prospettiva lineare, e questi vi aggiunge la prospettiva aerea, ciò significa continuazione e non indipendenza. Comune ad ambedue è la subordinazione del colore alla luce, la considerazione della pittura come maestra di tutte le arti. Il « velo », inventato

(1) Codice Atlantico, 120 r.

(2) Della Pittura, in Opere volgari di L. B. ALBERTI, ed. Bonuccì, T. IV. Firenze, 1347.

(3) E. SoLMI, Le fonti dei manoscritii di L. d. V. nel Supplemenio al « Giornale storico della Letteratura Italiana », 1908, pag. 37.

Cfr. anche BRUN, L. d. V. und L. B. Alberti in « Repertorium ftir Kunstwissenschaft », 1892, pag. 267. G. Favaro, I! canone di L. d. V. sulle proporzioni del corpo umano, in « Memorie dell’ Istituto Anatomico della R Università di Padova », Venezia, 1917.