La critica e l'arte di Leonardo da Vinci

50 PARTE PRIMA

non lo è, ed i colori sol fanno onore ai maestri che li fanno, perchè in loro non si causa altra maraviglia che bellezza, la quale bellezza non è virtù del pittore, ma di quello che li ha generati, e può una cosa esser vestita di brutti colori e dar di sè maraviglia a’ suoi contemplanti per parere di rilievo » (1).

« Non è sempre buono quel che è bello; e questo dico per quel pittori che amano tanto la bellezza de’ colori, che non senza gran coscienza danno lor debolissime e quasi insensibili ombre, non stimando il loro rilievo. Ed in questo errore sono i belli parlatori senza alcuna sentenza » (2).

« Chi fugge le ombre fugge la gloria dell’arte appresso i nobili ingegni, e l’acquista appresso 1’ ignorante volgo, il quale nulla più desidera che bellezza di colori, dimenticando al tutto la bellezza e maraviglia del dimostrare di rilievo la cosa piana » (3).

Sembra che Leonardo esca dalla sua famosa impassibilità, sembra che si adiri, perchè ha torto. E. però le giustificazioni che va cercando sono assai deboli. Ora non vuole che l'artista adoperi una bella materia, sol perchè la materia non è creata dall'artista ; ora identifica il bel coloritore con il parlatore vuoto, ora col volgo ignorante. Eppure, questi giudizi che teoricamente sono appunto infondati, hanno il loro valore storico. Da troppe poco tempo avevano fondata i Fiorentini un'arte della forma, per reazione al cromatismo medioevale, perchè un Fiorentino, alla fine del Quattrocento, non dovesse ancora contrapporsi al colore, come a un'offesa personale. E poichè chi faceva allora arte sul serio studiava forma, non è meraviglia che vi fosse gente senza studio che cercasse di nascondere le proprie deficenze

(1) Trattato, B. 120. (2) Trattato, B. 232. (3) Trattato, B. 406.

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