La legazione del cardinale Antonio Berberini nella Guerra del Monferrato

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Rtiaiii c cattolici a qual che gloriosa ed utile impresa, la (piale liabbla di mira ai Taceres cimento del regno di Cristo, conservando tranquilla la Chiesa per portare VEvangelo ai confini del mondo» (1). La Chiesa di .Roma, accortamente sfruttava tutte le occasioni per estendere ed aumentare possibilmente la propria autorità e la propria influenza. Crbano Vili mentre da una parte cercava di fortificare 10 Stato pontificio, dall’altra mirava ad accrescere la sua sovranità spirituale, la quale insieme ai dominio temporale doveva dare a Roma assai di quel l'antica grandezza, che aveva pochi secoli dopo la sua fondazione. Ma l' ebano Vili non seppe attuare questo suo desiderio; egli visse, è vero, in un periodo della Storia del Rapato, in cui il medesimo per l'ultima volta fu chiamato a risorgere con qualche atto sublime e straordinario; ma al Barberini venne meno l'animo ed il potere, e la guerra del Monferrato, dalla quale sperava il pontefice trarre aumento di gloria e di prestigio, servi soltanto a palesare la debolezza sua e del papato. Xon riuscendo ad esercitarvi un'azione vivificatrice e diretta, si contentò egli di esercitare un'azione passiva e s'appigliò al sistema della conservazione e difesa sua propria, sistema, che ridusse la S. Sede nelle sue operazioni politiche ed ecclesiastiche a proporzioni sempre pili ristretto. Conformemente ai sensi, già esposti, fra Valeriano presentò ai confederati una specie di trattato in sette artìcoli: 1° stabiliva che l'imperatore col consenso dei principi elettori ed il concorso della Camera di Spira pubblicasse coi consueti riti un bando « dove minacci pena d‘irrevocabile cambiamento di feudo imperiale in Italia a qualsivoglia feudatario, il quale attaccasse hostilmente gli Stati di Casale o Mantova, oppure con hai ufo di Brinci pi fuori d'ltalia attaccasse altro Stato dei Principi d'ltalia»; 2° l'imperatore era pregato d'invitare nelle bolle imperiali delrinvestitura dei due ducati il re cattolico, come duca di Milano, o 11 duca di Savoia, come vicario delVimpero, di giurarne « manutentione nella persona et discendenti di Xevers contro chi si voglia»; 3" i principi elettori delVimpero ad istanza dello imperatore dovevano giurare di proteggere quei fetidi per conservarli in perpetuo « al duca Carlo et legittimi discendenti »: 4° doveva il re cattolico ad istanza dell 'imperature comandare « a Ili Governatori di Milano che non attacchino gli Stati di Basale o di Mantova, et essendo attaccati li difendine » ; 5° la lega cattolica ad istanza dell'imperatore doveva promettere 10,000 fanti e 1000 cavalli a Carlo di iNevers, ed ottenere dai Prigioni il passo alle suddetto soldatesche (ter scendere in Italia in suo aiuto durante lo spazio di due anni; G° ai principi (l'Europa consigliava venire ad ni aggiustamento scala maggiore unione « per spegnere ogni sospetto di nuova invasione di quei fendi imperiali » : 7° il pontefice era obbligato di farsi mallevadore del re di Spagna « il quale non solo è cristiano, ma {torta il nome di cattolico » ('2a Questi articoli erano rivolti quasi interamente a rassicurare il Richeiien ; nessuna garanzia all'imperatore, al re di Spagna e al duca

(1) 20 Aprile 1630. Fra Valeriano al Card. Legato (Bibl. Barberini, Codice LXXIT, 40, Foelio 113-17, Doc. LXVTIIV (2ì 20 Aprite 1630. Fra Valeriano al Card. Legato (Biblioteca Barberini, Co dire LXXII. 40, Foglio 117-19, Doc. LXIXp