Bibliografia Vichiana I
DE DfiO
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tirati in carta comune (forse, al pari della Scienza nuova prima, mille) : è sicuro, invece, che, insieme con questi, ne furono stampati pochi altri in carta distinta dai margini quanto mai ampi. Tra questi ultimi uno, nell’ottobre o novembre 1720, fu inviato, pel tramite del fiorentino napoletanizzato Alessandro Rinuccini (1686 • 1758), ad Anton Maria Salvini (cfr. Vico, Opp., V, 156); un secondo, come si vedrà nel paragrafo IV del presente capitolo, fu mandato più tardi, insieme col De constantia, al principe Eugenio di Savoia ; un terzo, infine, per consiglio del domenicano ad erudito napoletano Tommaso Maria Alfano, sul quale si tornerà nella seconda parte del presente lavoro (sezione prima, capitolo quarto, numero 8), venne affidato, il 9 febbraio 1722, e anche questa volta insieme col De constantia, al giovane conte di Wildenstein, perché, giunto che fosse a Lovanio, consegnasse Timo e l’altro volume a Giovanni Ledere (cfr. Vico, Opp., V, 177). Dopo di che, si potrebbe anche passare al catalogo delle ristampe, se non convenisse aggiungere qualche parola sulla ragione per cui così il De uno come il De constantia furono dedicati a Francesco Ventura, e anche intorno a costui, che ai più riuscirà un Cameade. Nato a Cosenza press’ a poco nel 1680 da una sorella del celebre Gaetano Argento (1660-1730) e venuto a Napoli intorno al 1700, il Ventura, avvalendosi della protezione dello zio—elevato nel 1714 alla dignità suprema di primo presidente del Sacro Reai Consiglio e barcamenandosi sapientemente tra preti e mangiapreti, aveva saputo giungere, già prima del 1720, alle cariche, come s’è visto, di « a regis consiliis et criminum quaestor alter », ossia di consigliere del medesimo Sacro Reai Consiglio e di caporuota della Vicaria criminale, salvo ad ascendere poi alle altre, sempre più alte, di reggente del Collaterale (1725), caporuota del Sacro Reai Consiglio e consigliere della Reai Camera di Santa Chiara (1735) e di presidente del Supremo Tribunale di Commercio (1739), nella quale ultima morì il 10 novembre 1759 (per altri ragguagli, F. Nicolini, Uomini di spada, di chiesa, ecc. ai tempi di G. B. Vico citato più oltre, indice dei nomi, sub « Ventura Francesco »), E poiché sin dal 1702 egli usava tenere in casa propria periodiche adunanze letterarie, nelle quali, oltre il Giannone, che ne ha lasciato notizia ( Vita scritta da lui medesimo, edizione Nicolini, Napoli, Pierre, 1905, pp. 41 sgg.), interveniva talora