Bibliografia Vichiana I

luogo, farsi nel 1721 raccoglitore e curatore d’un’elegante miscellanea poetica per le nozze di quel discepolo prediletto con Maria Vittoria Caracciolo dei marchesi di Sant' Eramo. Né, d’ altra parte, sembra che il Filomarino fosse indegno della stima e dell’affetto di tanto maestro. A differenza di altri giovinetti di nobili famiglie, affidati anch’essi alle cure del Vico, ma che, terminati appena gli studi, preferivano a quella di Platone, Tacito, Bacone e Grozio la compagnia di automedonti, etère, giocatori e parassiti, egli non doveva amare l’ozio, dal momento che documenti contemporanei lo mostrano partecipe, nella misura limitata allora possibile, alla vita politica cittadina e personaggio autorevole nella corte del viceré D’Harrach e poi del re Carlo di Borbone, che dal 1738 al 1740 gli affidò la più importante delle ambasciate napoletane, cioè quella di Madrid (cfr. F. Nicolini, G.B. Vico epigrafista, pp. 11-13 e 60). Qualche interesse per gli studi doveva pur nutrire, giacché, fresco sposo, aveva radunato nel palazzo anzidetto « complures nobilissimi adolescentes virique principes », perché ascoltassero dalla viva voce del Nostro, come racconta egli stesso (Opp., 11, 593), una lezione intorno a quegli « humanitatis principia » ch’erano stati svolti nel Diritto universale. Né, per ultimo, doveva difettare di liberalità, se, come tutto fa supporre, nel dare al già maestro il consiglio ricordato sopra, gli fece comprendere che avrebbe accettato ben volentieri la dedica di quel volume supplementare : nella quale accettazione, giusta il costume del tempo, era implicita la promessa (che, nel caso, fu certamente mantenuta) di addossarsi in tutto o in parte le spese di stampa. Checché sia di quest’ ultimo particolare, certo è che, nelTaccingersi a seguire T anzidetto consiglio del Filomarino, il Vico non si contentò di trascrivere le postille o notae raccolte sin allora e, via via che le trascriveva, di modificarle, ampliarle e, al tempo medesimo, di sopprimerne quattro o cinque e aggiungere altre molte (tutte quelle a cui nel testo a stampa non è preposto l’asterisco), nuove bensì, ma serbanti sempre, per estensione e argomento, il carattere di piccole giunte e correzioni a punti particolari del De uno e del De constantia. Volle intercalare altresì tra 1’ una e 1’ altra di codeste notae propriamente dette una dozzina di escorsi, i quali, sia per estensione (taluni, lunghi decine di pagine, sono addirittura suddivisi in capitoli e paragrafi), sia per argomento (vale a

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NOTAE