Bibliografia Vichiana I
30
NOTAE
quando nel magnifico esemplare postillato che, pel tramite dell’abate Biagio Garofalo (sul quale cfr. presente lavoro, parte seconda, sezione prima, capitolo secondo, numero 11), fu inviato, due o tre mesi prima dei 25 luglio 1722, al principe Eugenio di Savoia (Vico, Opp., V, 176 ; e cfr. Vili, 246-47 e 249-50), e si serba ora nella Biblioteca Nazionale di Vienna, ove reca la segnatura B. E. Vili. M. 9 (una minuta descrizione, una con la trascrizione diplomatica delle postille marginali e dei fogli manoscritti aggiunti, è nella collectio del Croce). Da ciò si dovrebbe presumere non solo che il Nostro serbasse la minuta di quei fogli manoscritti, ma che la intercalasse nell’esemplare di cui si serviva per suo uso. Ma, se la prima cosa è asserita implicitamente dal Vico stesso nel testo a stampa delle Notae, ove sono segnate con asterisco quelle contenute già nell’esemplare inviato al principe Eugenio, la seconda è alquanto incerta, giacché, oggi come oggi, nell’esemplare, per dir cosi, vichiano, ossia, come si vedrà, in quello posseduto dalla Nazionale di Napoli, quei fogli manoscritti mancano del tutto. Forse il Vico li distrusse dopo avere fatto rilegare nel medesimo volume anche il testo delle Notae, che li rendeva inutile duplicato. Certo è ch’egli aveva quasi appena fatto partire per Vienna l’esemplare destinato al Savoiardo, e già accettava il consiglio, datogli da Giambattista Filomarino, di smettere di tempestare di postille marginali e fogli intercalati gli esemplari del Diritto universale, e raccogliere quel materiale, e quant’altro credesse ancora emendare o aggiungere, in un terzo volume supplementare a stampa. Chi era codesto Giambattista Filomarino, che incontreremo anche qualche altra volta ? Era un giovane e ricco signore napoletano, possessore e abitatore, in via Trinità Maggiore, numero 12, d’uno dei palagi più suntuosi della città. Una parte è stata acquistata in questi ultimi tempi (1912) dal Croce, che vi ha allogato la sua biblioteca, e quindi anche la collectio viciana-, ma nel Cinquecento, quando apparteneva ai Sanseverino di Bisignano, esso aveva avuto ospite 1’ imperatore Carlo V; e, due secoli dopo, nella sua lunga fuga di camere, divenute, quasi museo ricchissimo di cose d’arte, s’era aggirato per molti anni (su per giù dal 1710) il Nostro. Il quale, precettore «ab ineunte adolescentia » del padrone di casa, restato dall’infanzia orfano di padre, lo aveva erudito via via nella grammatica, nell’umanità e nella filosofia, non senza, come si vedrà a suo