Bibliografia Vichiana I

NOTAE

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vita spirituale quanto mai intensa (1716-22), volle comporlo in decorosa sepoltura. Aggiunse pertanto alla Sinopsi una carta manoscritta di « appendice di correzioni » o, meglio, di adattamenti ai nuovi concetti delle Notae (cfr. Opp., 11, pp. 7 e 11); aggiunse nei margini del De uno e del De constantia qualche altra correzioncella tipografica o di mera forma ; aggiunse a tutto il De uno e soltanto a una piccola parte del De constantia rimandi marginali ai luoghi correlativi delle Notae : aggiunse alle Censurae extra ordinem quella che, nelle sue intenzioni, sarebbe dovuta essere una nuova serie di Aliae virorum clarissimorum epistolae ineditae, ma che, in effetti, si limitò a una sola lettera del già mentovato abate Biagio Garofalo (cfr. Opp., Vili, 248-49) ; aggiunse per ultimo otto facciate di Mendorum ab typis literariis emendationes, in cui, non senza qualche distrazione e qualche lapsus proprio nell’emendazione dell’errore antico, rifuse, con molte aggiunte, così l’errata-corrige a stampa premesso alle Notae, come le correzioni a penna segnate nei margini dei due volumi. Indi, fatto rilegare tutto codesto materiale in un unico tomo, lo tenne presso di sé sino al 1735 : anno in cui, come curò d’avvertire egli stesso in un’ultima postilla autografa, lo donò a un F. A. Gervasi, probabilmente suo discepolo. Dal Gervasi il volume passò, attraverso non si sa quali e quanti possessori intermedi, a un Giuseppe Solari, che, nel luglio 1872, secondo è scritto sulla carta di guardia, lo vendè in Fermo al marchese Filippo Raffaeli! : ultimo possessore privato conosciuto, prima che, in tempo incerto, il prezioso cimelio, giustamente considerato codice, entrasse tra i manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli, ove reca la segnatura XIII. B. 62. Su codesto esemplare e sull’altro già del principe Eugenio è condotta l’edizione nicoliniana anche delle Notae. Anche delle Notae : giacché, a differenza del Predati, del Ferrari e dei riproduttori materiali dell’edizione dovuta a quest'ultimo, il Nicolini ha voluto considerarle tutte, quali sono in effetti e le considerava, del resto, l’autore medesimo, nuova manifestazione del pensiero del Vico, e quindi ripubblicarle, quale opera a sé, come terza parte del Diritto universale (Opp., 11, 591 - 755). Che anzi, sceverando dalla massa delle altre quelle che hanno carattere ed estensione di dissertazioni, ha conferito a queste maggiore dignità col darle separatamente e per 1’ appunto quali Dissertationes.