Bibliografia Vichiana I

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SCIENZA NUOVA PRIMA

Durante le trattative per la mancata riedizione veneziana della Scienza nuova prima di cui si discorrerà nel capitolo seguente» il Vico, per un eccesso di delicatezza, volle inviare anche quei due volumi al padre Lodoli e, dopo che questi, andata a monte quella riedizione, li ebbe restituiti, li donò al suo discepolo Francesco Solla : indi se ne pèrdono le tracce. Vedere Vico, Opp., V, 71, e cfr., nella seconda parte del presente lavoro, sezione seconda, capitolo secondo, § I, n. 6). Ai canonico Giulio Niccolò Torno, su cui si tornerà più oltre (parte seconda, sezione prima, capitolo secondo, numero 4), parve di avere scoperto l’America quando propose all’amico autore di pubblicare quei due volumi per associazione (Vico, Opp., 1. c.): senonché—giusta quanto, pure nella sua totale incapacità nella vita pratica, pensò subito il Nostro, esperto, a causa delia professione del padre, quanto meno in faccende librarie dove e come, nella Napoli di quel tempo, si sarebbero trovati i circa duecento associati disposti ad anticiparne il non tenue prezzo ? Dovè rassegnarsi, dunque, non solo a stampare il libro a proprie spese, ma, poiché la sua povertà poneva a codesto sforzo limiti invalicabili, anche a mutilare quel povero manoscritto con tagli così profondi da ridurlo press’ a poco a un quarto dell’estensione primitiva. Sacrifizio, quest’ultimo, cento volte più doloroso, ma al quale il Nostro finì a poco a poco col recalcitrare con forza tanto minore, in quanto s’ era distaccato appena dalla sua grande fatica, e già cominciava a essere scontento del metodo adoperato, sembrandogli che la dimostrazione «negativa», a cui era ricorso, «quanto fa di strepito alla fantasia, tanto è insuave all’ intelletto, poiché con essa nulla più si spiega la mente umana ». Riuscì, pertanto, con animo non troppo sconvolto a « restringere il suo spirito in un’ aspra meditazione » ; giunse a trovare o a illudersi d’ avere trovato «un metodo positivo e, sì, più stretto, e quindi ancora più efficace » (Opp., V. 49) ; e, non mai come in quella congiuntura lavoratore rapido e tenace, compose in poco più d’una trentina di giorni quell’opera toto caelo diversa ch’è appunto la Scienza nuova prima. Superata poi con eguale rapidità la questione economica col trarsi, come ormai sanno tutti, un anello in cui era «un diamante di cinque grani di purissima acqua » (Opp.. V, 81), sin dai principi del settembre 1725 consegnava il nuovo manoscritto a Felice Mosca, il quale, mentre, con 1' adoperare