Bibliografia Vichiana I
GIORDANI - CERRETTI
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ogni modo, un'incomprensione cosi piena non si vuole dire del pensiero, ma altresì dei grandi pregi artistici della prosa del Vico deve suscitare maraviglia tanto minore in quanto il Giordano trovava che il Machiavelli era « troppo retorico nelle Storie, troppo negletto nei Discorsi, neglettissimo nelle Legazioni, migliore nel Principe », « saviamente colto » soltanto nell 7 Arte della guerra ; e, come se ciò non bastasse, elevava un Giambullari nientemeno che a emulo di Erodoto. Mette poi conto di ricordare che, a proposito d’ un passa del giordaniano Discorso della più degna e durevole gloria della pittura e della scultura volsero il suono de’ carmi generosi ad accendere i prodi ed esaltare i vincitori, dànno sazietà le troppo lunghe cantilene degli effeminati poeti, che, con molta soavità, quasi stemperando gli animi, ne accasciano la vigoria e 1’ ardimento » il Flora osserva che « questo periodo può richiamare certi modi del Vico ». E in effetti nel passo sembra riecheggiato non solo ciò che nella seconda Scienza nuova (Opp ., IV, capovv. 905, 908 e passim) si pone in rilievo di Omero e dei « lirici antichi » greci, ma anche quanto era stato detto già nella Scienza nuova prima {Opp., Ili, capov. 280) dell’« eroismo pastoreccio galante», proprio degl’ «ingegni dell’età di Mosco e di Anacreonte, marci d’amore dilicatissimo ». Comunque, sussista o non sussista una reminiscenza vichiana, il Flora ha perfettamente ragione nel soggiungere che « nel Vico ogni parola è rifatta vergine nell’ animo del filosofo-poeta » : laddove nel Giordani « rimane gioco letterario ». Del Giordani v. Opere, ediz. A, Gussalli (Milano, Borioni e Scotti, 1854-65), XI, 170 e 74. Sui rapporti tra lui eil Cuoco, Cuoco, Scritti vari , 11, 347. Sul suo giudizio sul Giambullari, Croce, Pier Francesco Giambullari, negli Scrittori del pieno e tardo Rinascimento citati più oltre, 11, 56-64. Del Flora vedere Storia della letteratura italiana. 111, 120. 8. Minori. Nel recensire nel Giornale italiano del 25 marzo 1806 la dissertazione Grandezza e decadenza d’ ogni maniera di poesia, pubblicata in quell’anno a Milano dal poeta modenese Luigi Corretti (1738-1808), dal 1804 professore di eloquenza a Pavia, il Cuoco osservava che gran parte dei pregi di quel lavoro derivavano dalle idee «nobili e ardite che Vico ha seminate e che l’ltalia ha il torto di non aver coltivate abbastanza ».