Bibliografia Vichiana I
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PEPE
gli pareva cosa buona <; lasciarla intera e intatta al suo impareggiabile escogitatore, imperocché Giambattista Vico, il quale fu, per così dire, il profeta d’un passato ignoto, perduto, irreparabile, vuol rimanere solo, non potendo avere imitatori chi non ebbe verun modello alla sua originalissima fattura. E, invero, chi seco lui conviene ne’ suoi principi, uopo è per forza che tragga alle sue conseguenze ». Basterà ricordare genericamente che accenni al Vico s’incontrano in recensioni inserite nel 1827 dal Pepe in altri numeri dell’ Antologia. Per contrario, è da dire più per disteso che in una lunga lettera a Carlo Troya del 7 luglio 1827 il Pepe, nel dolersi dello spirito neoguelfo col quale l’amico andava componendo i suoi lavori storici, gli faceva notare, tra l’altro, chela « voluta donazione pipiniana », quale argomento che traeva il Troya fuori dal suo cerchio, nuoceva all’ interesse e allo scopo dell’ opera sua. E continuava, riferendosi, naturalmente al primo capitolo del quinto libro del1’ ultima Scienza nuova (Opp,, IV, capovv. 1047-56, specialmente 1048 e 1056): Vorrei che tu leggessi Vico per convincerti dell’impostura di ciò che tu tieni per vero. 11 Vico ha dimostrato con esempi delle due barbarie la vera origine di ciò che a’ giorni nostri chiamiamo paesi o possedimenti ecclesiastici. Non erano punto donazioni, e molto meno donazioni fatte da’ principi : bensì i popoli, per premunirsi contro alle taglie, devastazioni, etc., nell’epoca delle incursioni, mettevano i beni sotto la protezione dell’ara. Vorrei dunque che il leggessi. Il Vico è necessario a saper bene leggere l’istoria : onde non lo credo inutile a chi deve scriverla. Interpretazione, codesta, che, nella sua stretta aderenza al testo vicinano, induce pure a pensare che, nelle lezioni private sui rapporti tra Stato e Chiesa (v. sopra p. 220), il Nostro non recedesse, all’occorrenza, da un non irreligioso e non voìteriano anticurialisino. Tanto più che prettamente anticurialistica era nel secolo decimottavo codesta teoria dei feudi oblati, la quale, in forma meno alta ma più battagliera, circola in tutta Visiona civile del Giannone. Restano a citare, per accenni al Vico altre quattro recensioni inserite dal Pepe r\e\VAntologia lungo gli anni 1829-31. Sulle prime due si può sorvolare. Circa la terza, mette conto aggiungere che il recensente, nel censurare l’eccessivo etimologizzare degli storici forestieri, segnatamente tedeschi, e nel considerare il metodo dell’ etimologia pericoloso per la storiografia, perché affetto da troppo ardito filosofare, osservava ehe la confusione nasceva forse dall’avere il Vico filosofato e, insieme, etimologizzato. E nella quarta, ch’è una severa critica deli’ Introduction