Bibliografia Vichiana I
VENTIGNANO
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ai quali Saggi in cui riappare aggravata la perplessità di criteri notata a proposito del Jannelli (v. sopra pp. 466-67) tenne dietro, quale appendice al libro primo, una seconda parte di pagine xxiv-117 ; e tutte due insieme vennero poi, in taluni esemplari, riuniti in un tomo solo col frontespizio di frode : « La mente di Giambattista Vico da (sic) Giuseppe Ferrari, Milano, MDCCCLII ». Senonché lo scritto nel quale il Ventignano si mostra tanto aderente alla lettera quanto aborrente dallo spirito della Scienza nuova è il Prospetto filosofico del mondo umano, che nel 1854, quasi ottantenne, pubblicò a Napoli presso Alberto Detken. Ispirato agli stessi principi reazionari, che nel 1848 avevano indotto Fautore a dare fuori due « ragionamenti » antiliberali Delle presenti condizioni d’ltalia e Delle presenti condizioni di Europa, codesto Prospetto si proponeva di combattere le « tenebre dello scetticismo ». E, per combatterle con successo, il Della Valle faceva sua la degnità nona della seconda Scienza nuova (Opp ., IV, capov. 137), combinata col principio fondamentale del Liber metaphysicus (la conversione del vero nel fatto) ; distingueva, pertanto, il vero dal certo ; soggiungeva che, se non tutti gli uomini sono capaci di conoscere il vero per se stesso, tutti possono giungere al certo ; osservava che fondamento di codesta possibilità è la coscienza ; e conchiudeva che base prima e principale del mondo umano è il certo, ossia il fatto (materialisticamente inteso). Ma, laddove il Vico, partendo da quella degnità, ritrovava la certezza storica nella stessa mente umana, ossia nello spirito, e, con ciò, pure assumendo posizione antintellettualistica, potenziava il razionalismo cartesiano e poneva le basi del futuro idealismo, il Ventignano rinveniva quella certezza fuori della mente umana o dello spirito, vale a dire nella rivelazione divina, e chiamava « tenebre » razionalismo e idealismo. Pertanto osservava lo Spaventa «in tutti i capitoli del Prospetto, che sono cinquantuno, non vi ha neppur l’ombra della certezza ; ma, per credere ai ‘ sommi veri ’, che esso contiene, ci bisognano tanti atti di fede da disgradarne le anime più sante e timorate di Dio ». Si pensi che, secondo il Della Valle, « i grandi veri, senza de’ quali il mondo umano non avrebbe potuto costituirsi, sarebbero divenuti certi sin dal principio per opera immediata della Provvidenza divina», nel senso che «Adamo fu senza dubbio istruito dal primo istante della esistenza di una divi-