Bibliografia Vichiana I

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VEKTIGNANO * COLANGELO

nità ; e, quando l’annunzio agli altri, questi ne accettarono la notizia per opera della coscienza, cioè per la spontaneità inevitabile e immediata che il nostro Vico chiama il commi senso delle nazioni » ! Per la prefazione a La morte di Abele v. Tragedie , volume 111 (Napoli, Tramater, 1830), pp. 11, 13, 77 Per altri ragguagli sul Della Vaile, Alessandro Dumas padre, Le corricelo , ristampa di Parigi, Calmano Lévy, 1880, I, 211-24 ; Ulloa, Pensees et souvenirs, I, 76-77, 261-66, 329 ; IL 78-80, 172-73, 193-201, 217, 296, 415 e 420 : Croce, note alla Letteratura italiana del secolo decimonono del De Sanctis, pp. 220-21 ; Lo stesso. Aneddoti di varia letteratura , 111, 49 ; G. Gentile, in Bertrando Spaventa, Da Socrate a Hegel citato più oltre, p. 277, nota 1 ; F. Nicolini, Nicc. Nicolini cit., p. cxxv. Sui rapporti ideali tra il Della Valle e il Vico v. anzitutto la feroce stroncatura del Prospetto mentovato sopra, inserita dallo Spaventa nel Cimento di Torino del 15 gennaio 1855 (voi. 11, pp, 67-70), e ristampata in Da Socrate a Hegel , pp. 277-86. Cfr. inoltre Gentile, Dal .Genovesi al Galluppi , p. 68; Croce, Storiografia italiana nel secolo decimonono , I, 31-32. 9. F. Colangelo.—Di monsignor Francesco Colangeio (17691836), vescovo di Castellammare di Stadia, non si può dire al certo che fosse un ozioso. Oggi ancora, sebbene molto di rado, s’incontrano rinvìi alle sue reazionarie Riflessioni storico-politiche sulla rivoluzione accaduta in Napoli nel 1799 (Napoli, Vincenzo Orsino, 1799) ; ovvero a L’irreligiosa libertà di pensare nemica del progresso delle scienze ( ibidem , 1804), che lo stesso borbonico Ulloa confessa scritta « polir les exigences de la politique » ; o anche alle sue mediocri monografie su Giambattista Della Porta (Napoli, 1813), sul Galateo [ibidem, 1815), sul Sannazaro [ìbidem, 1817 e 1819), sul Panormita [ibidem, 1820) e sul Fontano [ibidem, 1826); o infine, tra altri scritti a stampa, al Quadro filosofico della letteratura italiana (Napoli, Orsino, 1816-20, in quattro volumi) e alla Storia deifilosofi e dei matematici napoletani e delle loro dottrine, da’ pitagorici fino al secolo decimosettimo dell'èra volgare (Napoli, Trani, 1833-34, in due volumi). Ma, più che da codesta attività letteraria, il suo nome è stato reso tristemente celebre dal fatto che, negli ultimi anni di Ferdinando I di Borbone, nell’intero regno di Francesco I e nei primordi di quello di Ferdinando 11, egli fu reazionario presidente della Giunta della Pubblica Istruzione del Regno di Napoli (v. già sopra p. 313), e, in quanto tale, anche poliziesco capo della censura civile della stampa e più poliziesco repressore di qualunque ardimento di pensiero. Nessuna maraviglia, pertanto, se in lui si