Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù
Libro I. Dal 1814 al 1848.
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di loro W, mentre i buoni cittadini, affezionatissimi al sovrano, dormivano, tranquilli, e destati al fragore della battaglia, nemmeno sapevano che cosa accadesse. Non erano i popoli d’ Italia, dopo la caduta di Napoleone I, inclinati a rivoluzioni. Liberati dalla lunga tirannide francese, respiravano sotto i nuovi governi, che in parte erano assai commendevoli e veramente paterni ; tutti poi almeno eran tali, che ai sudditi non sarebbe passata per il capo la tentazione di macchinare rivolte, se altri non ve gli avessero trascinati. La trista impresa di trascinaceli fu compiuta dalle sette segrete. Gli uomini ascritti a queste non avevano (e non hanno) altro fine supremo che di nuocere alla Chiesa e rovinare le anime. Quanto poi all’ Italia in particolare, essi, come quelli eh’ erano e sono i veri nemici d’ Italia, anelavano a rovinarla, togliendole il suo più preziosa tesoro, cioè la religione cattolica. Tale era il fine ; i rivolgimenti politici dovevano essere mezzo per ottenerlo. Per giungere al detto fine adunque, e non per altro, volevano privare il Romano Pontificato (suprema gloria d’ Italia e fonte di tutte 1’ altre che le ha largite iddio) del suo temporale dominio, e avvilirne la sacra dignità : solo per ottener quel1’ intento bramavano, in luogo degli altri principi che allora signoreggiavano I’ Italia (nessuno de’ quali si mostrava troppo disposto a lasciarsi guidar dalle sette), dare agl’ Italiani, principi o almeno governi tiberaLì. Per compire questi cambiamenti politici si appigliarono (tra gli altri mezzi) alle rivolte popolari. Queste erano adunque studiate, preparate, e per così dire, fabbricate con lungo, paziente, ostinato lavorìo dalle sette segrete; nel che (per essere l’impresa non meno ardua che scellerata) convenne loro mettere in opera la sagacità e la malizia: nè si potrebbe dire delle due quale fosse maggiore; certo è che I’una e l’altra furono sì grandi, da far riconoscere 1’ opera di qualche angelo decaduto. w
(i) Questi era Ciro Menotti, settario, traditore del principe che 1’ aveva beneficato e che gli aveva donata la sua confidenza. C-2) Uno de’ loro stratagemmi fu quello di mostrarsi talvolta pii e divoti : poiché prevedendo essi molto bene che, se avessero dato a scorgere la loro empietà, il popolo italiano (allora profondamente religioso) li avrebbe subito detestati e abbandonati, avevano stabilito d’abusarsi della