Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù
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Libro VL Dal 1891 al 1900.
da gran tempo, nè poi fu più visto in Venezia. Il nuovo Patriarca diede, quel giorno stesso, al nostro P. Provinciale (che trovandosi allora a Venezia, andò a riceverlo insieme con moltissimi altri e fargli omaggio) particolarissimi segni di benevolenza, dai quali intendemmo, che come aveva tanto amato la Compagnia a Mantova, non volea favorirla meno a Venezia : nè certamente andammo errati, come si potè vedere agli effetti. Una novità accadde la vigilia di Natale del 1897; e fu che si entrò finalmente nella casa attigua alla chiesa, in quella medesima che ricettò il P. Ferrari co’ suoi compagni nel 1844, che fu da noi perduta nel 1848, a noi restituita nel 1850, invasa dal nuovo governo nel 1866. Nel novembre del 1899 vi fermò sua dimora il P. Provinciale, che da Modena aveva trasportato la sua sede a Verona, come più innanzi diremo. Così la comunità di Venezia si accrebbe di alquanti soggetti : ma essendosi apparecchiate nuove stanze nel piano superiore (fin a quel tempo non ancor abitato, nè in istato da potersi abitare), vi fu luogo per tutti. 2. A Padova troviamo, in questi due ultimi lustri del secolo decimonono, quello che già eravamo avvezzi a vedere ne’ tempi passati : i Nostri, altri intenti ai ministeri, altri occupati negli studi dell’ università, e sacerdoti secolari che vi fanno gli esercizi. Troviamo di più una novità di grande rilievo, il convitto universitario. Questo fu iniziato 1’ autunno del 1892. Princìpi più umili non poteva avere, perchè essendosi resa nota la nostra intenzione d’aprire un convitto per studenti d’università, non ne avemmo che un solo. Ma era un giovine egregio e virtuoso, e degno d’esser pietra fondamentale del nuovo istituto. Questi fu appunto quello Spirito Chiappetta, che poi (sempre conservandosi fervente cattolico) riuscì eccellente ingegnere, e fu 1’ autore dei disegni, sopra i quali fu restaurata la nostra chiesa del Sacro Cuore a Milano, come sopra fu detto. Negli anni seguenti, entrarono nel nostro convitto, a pochi per volta, altri giovani, di maniera che verso la fine del secolo ne avemmo una quindicina. Appartenevano a buone e cristiane famiglie, che ce li mettevano in mano, perchè, in mezzo a tanti pericoli, potessero più facilmente conservare 1’ innocenza e la fede. L’impresa era delle più ardue che mai si addossasse la Compagnia ; ma, grazie a Dio, ebbe tal successo, che non ci do-