Breve storia della provincia Veneta della Compagnia di Gesù

guadagnava il cuore di tutti. Moltissimi sacerdoti erano suoi penitenti. Alla sua morte si conobbe quanto ramassero i Bergamaschi e qual perdita facesse la nostra casa. Nel funerale poi fu cosa commovente vedere un grandissimo numero di poverelli che piangevano il loro padre. Ma egli aveva recato a compimento un' opera tale, da poter cantare il Nunc dimittis e morire contento. Con le offerte di pie persone aveva eretto il magnifico altare di Sant’Antonio, che ora ammiriamo in quella chiesa. 11 grande e vaghissimo lavoro (opera dell’ architetto bergamasco Virginio Mutti) era nell’anno 1895, nel quale cadeva il settimo centenario della nascita del Santo, stato condotto a tal termine, da potervi celebrare la Messa. In quell’ occasione l’altare fu consecrato dal Vescovo, e si fece una processione sì bella, che a memoria d’ uomo non se n’ era in Bergamo vista una simile. Negli anni seguenti furono proseguiti i lavori. Benché sorgessero molte difficoltà, tutte le vinse la fermissima costanza del vecchio P. Mai ; e nel giugno de! 1898, con nuove, grandissime solennità, s’inaugurò 1’ opera insigne, eh’ era finalmente compita. Pochi mesi appresso, il felice Padre passò di questa vita, ove niun’ altra cosa desiderava vedere. 4. In quel tempo avemmo in Verona due stazioni. Una è la casa dei Figli del Sacro Cuore, nella quale rimase, come abbiamo detto, il P. Asperti fino al 1893, 1’ ultimo anno con ufficio di Superiore Generale. Gli succedette in quest’ ufficio il P. Giacomo Mologni per quattr’ anni, e quindi il P. Antonio Voltolina fino al 1898. Quest’ anno, poiché la congregazione aveva già nel suo seno uomini ben formati e capaci di governarla, la Compagnia cessò d’ incaricarsene. Il P. Voltolina rimase in quella casa ancora un anno come Padre Spirituale, poi fece ritorno ai Nostri. 5, L’ altra stazione veronese non durò più d’ un anno, dal 1898 al 1899. Si voleva fondare in Verona una casa per i nostri teologi e filosofi : e quanto ai teologi, pareva che ci fosse necessità di provveder loro una nuova dimora, attesa la persecuzione che allora soffrivamo in Gorizia e la strettezza di quel locale. Anche i filosofi si aveva caro che fossero in Italia; e unire in una casa sola le due comunità sarebbe stato per più capi cosa utilissima. A tal fine doveva servire un edifizio con bel giardino in Salita Fontana del ferro, distante pochi

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Libro VI. Dal 1891 al 1900.